Cosa fare a Parigi oltre che visitare la Tour Eiffel e il Louvre, passeggiare lungo la Senna o fermarsi a prendere il caffè nei bistrot: diamo uno sguardo all’interno della biblioteca privata di uno dei più celebri stilisti, Karl Lagerfeld.
Parigi è una delle città più visitate al mondo, celebre per la sua cultura, la moda e la storia affascinante. Ogni anno milioni di turisti di tutte le nazionalità affollano le strade e gli angoli più caratteristici della Ville Lumière in cerca di esperienze indimenticabili. In questo contesto, la biblioteca di Karl Lagerfeld si distingue come una destinazione unica e affascinante che attrae sia gli amanti della moda che i curiosi in cerca di nuove prospettive culturali.
La nostra artigianalità, incarnata dal distintivo marchio “Made in Italy,” ha da sempre rappresentato il cuore pulsante nel mondo della moda. Questo marchio non è solo sinonimo di eccellenza, qualità e stile, ma ha anche svolto un ruolo cruciale nel consolidare la posizione dell’Italia nel settore del lusso a livello globale.
L’identità italiana e la sua connessione emotiva
L’artigianato italiano è intriso del patrimonio culturale del paese, diventando simbolo di eccellenza e creando un legame emotivo tra consumatori e prodotti di lusso. Questa abilità di essere “locale e globale allo stesso tempo” non solo preserva le tradizioni, ma le trasforma in un punto di forza, dimostrando che l’artigianato Made in Italy può essere al passo con le richieste di un mercato in continua evoluzione; quindi un elemento chiave di successo nel panorama economico contemporaneo.
La moda consapevole può essere audace, sperimentale e innovativa; oggi per presentare il secondo giovane talento del Made in Italy vi parlo dell’upcycling come principio progettuale per la moda circolare.
L’economia circolare, come approccio opposto all’attuale economia lineare, è una delle aree più importanti della politica ambientale e interessa l’industria della moda e quella tessile.
Va fatto notare che l’upcycling è diverso dal riciclo.
Entrambi i concetti hanno a che fare con la seconda vita dei prodotti, ma hanno caratteristiche e un approccio diverso.
Qual è il significato del Made in Italy oggi? Una nuova generazione di designer italiani sta emergendo, attingendo alle profonde radici del paese e al prestigioso passato, ma allo stesso tempo spingendo i confini dello stile convenzionale.
L’essenza del marchio Made in Italy si fonda su prodotti d’eccellenza che si distinguono per l’alto livello qualitativo, lo stile ricercato, l’innovazione, la cura dei dettagli, la fantasia delle soluzioni adottate e la capacità di durare nel tempo. Sintetizza in pratica l’identità artistica e artigianale del nostro territorio.
Una tradizione trasformata in uno stile che diventò moda ben prima che l’Italia diventasse una nazione: un percorso iniziato nel Rinascimento e proseguito per tutto il XIX e XX secolo.
Da decenni Dries Van Noten crea moda sontuosa per donne pensanti; l’ultima sua collezione Autunno Inverno 23- 24, presentata alla Paris Fashion Week, è arrivata dritta al cuore con la più semplice delle ispirazioni: “la relazione tra un capo e chi lo indossa”.
Siamo abituati a dire che i designer amano il corpo della donna, questo di solito significa che realizzano abiti molto scolpiti o abiti deliberatamente non scolpiti. Dries Van Noten incoraggia l’interiorità invece della provocazione: i suoi capi sembrano fatti non tanto per il corpo di una donna quanto per la sua mente. Un approccio che ha definito da sempre l’opera del designer belga, che evita la teatralità alla ricerca di abiti fatti per vivere nel guardaroba di chi li indossa per decenni.
La Milano Fashion Week 2023 si è svolta la scorsa settimana (21-27 febbraio) con oltre 50 sfilate fisiche, comprese le big, tra cui Prada, Fendi, Giorgio Armani, Dolce & Gabbana e Bottega Veneta…
Una personalissima carrellata delle mie highlights
Trasformativo e divertente è il modo in cui Stephen Jones, il cappellaio per antonomasia, definisce il lavoro della sua vita.
Oltre alla loro eccezionale abilità artistica e visionaria, cosa hanno in comune i designer Dior, Jean-Paul Gaultier, Rei Kawakubo, Kim Jones, Raf Simons, Maria Grazia Chiuri, Vivienne Westwood, John Galliano e Marc Jacobs? La risposta è il geniale modista iconoclasta, dal talento spaventoso: Stephen Jones. Per onorare la sua intramontabile carriera, durante la London Fashion Week, è stata svelata la sua ultima collezione autunno-inverno 2023.
La stilista della moda ucrainaAnna October è passata dalla creazione di collezioni al nascondersi dagli attacchi aerei nella foresta. Ora, esiliata a Parigi, guida il design della sua prossima collezione e la gestione di una piattaforma digitale dedicata ad aiutare i designer del suo Paese.
Pierre Cardin ci ha lasciato…una bellissima eredità.
Anni prima della missione Apollo 11 e ben prima dell’uscita di “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick , lo stilista Pierre Cardin, che nel 1950 fondò la sua etichetta omonima a Parigi, immaginava attivamente la vita sulla frontiera galattica. La sua moda dal mood stravagante ha dato contorni allo spirito culturale visivo e stilistico dell’era spaziale.
“Il mio capo preferito è quello che invento per una vita che ancora non esiste”, ha detto spesso, “il mondo di domani”.
Cardin ha reinventato la minigonna con silhouette geometriche affilate come rasoi, ornamenti grandi come gioielli, grandi cerniere e ritagli. Ha realizzato tute, merletti e tute di maglieria per qualsiasi genere. Materiali sintetici innovativi come acrilico, vinile, paillettes, lurex e metalli scintillanti spesso erano presenti nei suoi progetti. Ha lavorato con un materiale chiamato Dynel, un tessuto che poteva essere modellato a caldo in pieghe complesse, commercializzandone una versione con il nome Cardine. Progettista di completi, ha immaginato elmetti di vetro a cupola e cappelli architettonici in un colore a blocchi di colore. Ha prodotto abiti ultraterreni e ha catturato l’immaginazione del pubblico per un giorno in cui i viaggi nello spazio potrebbero essere all’ordine del giorno.
Dall’abito a bolle al costume Mao, dalla moda cosmonauta alla moda unisex, all’abito modellato in fibre sintetiche. Pierre Cardin mostra un feroce appetito per la sperimentazione. Le sue forme costruiscono sagome geometriche basate su cerchi e triangoli; il loro volume scultoreo richiede che il corpo si adatti ad esso. Pioniere, Pierre Cardin ha portato l’arte di vivere giapponese a Parigi e l’ha portata in vita nelle sue collezioni. Un viaggio nei dintorni del 1960 in Giappone sarà decisivo per questo incontro con la cultura giapponese. Lì incontra Hiroko Matsumoto, una modella giapponese che lo accompagna a Parigi e diventerà la sua amante. Nella sua casa di moda, Mademoiselle Hiroko è stata la sua musa e la sua musa ispiratrice per quasi dieci anni.
L’innovazione era il suo mantra…
Pierre Cardin grazie per averci trasmesso il tuo immaginario !
Negli anni ’90 la salopette diventa un capo insostituibile del guardaroba. Protagonista del tempo libero e simbolo di libertà, indossata ed esibita da Brigitte Bardot a Lady Diana. Capo preferito dalle icone di tutti i tempi dal fascino trasversale tanto nostalgico quanto easy, un look tra passato e presente.
Chi non ne ha posseduta almeno una nella sua adolescenza? “Se fosse per me indosserei sempre e solo la salopette” ha dichiarato Gwyneth Paltrow, una che di stile se ne intende. Siete d’accordo?
Capo unisex per eccellenza la salopette in versione femminile è tentatrice di indole e unica nella forma, un po’ come la camicia bianca da uomo. Scanzonata e provocatoria oggi come allora non può mancare nell’armadio. La mitica tuta con la pettorina è ancora must-have di tendenza e suggerisce libertà e voglia di vintage.
Capace di adattarsi ai tempi e fonte d’ispirazione personalizzata, la salopette cambia i connotati per adeguarsi ai gusti, la rivoluzione sta nei materiali e nel modo di indossarla.
E’ il velluto il look perfetto di questa stagione, sia millerighe per un look sportivo che liscio in versione elegante. La salopette in velluto racchiude da un lato atmosfere vagamente retrò e dall’altro richiama un’eleganza aristocratica senza tempo. Abbinare il velluto secondo le ultime tendenze è l’idea giusta per scaldare la stagione invernale con stile.
Per un look casual chic intramontabile, suggerisco la salopette color cachi da abbinare a magliette rigate, di qualsiasi colore sia scure che chiare, perché il cachi è un colore neutro che sta bene su tutto. E’ un modello dalla gamba morbida ma slanciata da indossare con il risvoltino alla caviglia e da abbinare alle sneackers come ad uno scarponcino o stivaletto stringato e perché no, ad una scarpa stile maschile con i lacci e calze corte fantasia. Qui la vedete abbinata ad un cappottino in lana tartan stile plaid, molto in tendenza.
La salopette in velluto liscio blu, dalla linea affusolata slancia la figura e assottiglia le forme. Elegante e scanzonata allo stesso tempo è un capo versatile, perfetto sia di giorno che di sera, da indossare con magliette rigate per un tocco ironico, con camicie o dolcevita per un look più elegante. Scarpe a mocassino o stivaletto, l’importante è il risvoltino alla caviglia.
Salopette, charme e leggerezza…come non essere tentate !
Azzeline Alaïa, stilista francese di origine tunisina, minuscolo come lo spiritello della lampada di Aladino è annoverato tra i
“ Grandi” che hanno fatto la storia della moda.
Approdato a Parigi nel 1957 come apprendista scultore, è diventato negli anni ’80, un grande della moda e pur restando un infaticabile artigiano ha lasciato un segno inconfondibile.
Dalla passione per la scultura gli deriva il senso tridimensionale dell’abito che molto spesso esalta la schiena e il fondoschiena che considerava il centro della seduzione femminile.
Da abile artigiano, era noto per la progettazione direttamente sul corpo o sul manichino piuttosto che sul tavolo da disegno.
ll lavoro quotidiano di taglio e cucito, le lunghe sedute di prova con le prime esigentissime clienti, e muse da Cécile de Rothschild, Greta Garbo la poetessa Louise de Villemorin, lo introducono alla perfezione e alla sicurezza del mestiere.
Nel ’65 Alaïa apre il suo primo atelier che diventa meta di un pellegrinaggio cosmopolita sull’onda del passaparola più sofisticato.
Nel corso degli anni avvicina e conquista una clientela giovane e all’avanguardia con innovativi abiti fascianti di maglia, di pelle nera, giacche modellate dalle cinture lampo e guanti in cuoio borchiato e traforato.
Nell’80 presenta la sua prima collezione, nell’82 la sfilata a New York gli apre le porte dell’America e del successo internazionale, ma malgrado la crescente notorietà, lo stilista franco-tunisino ha preferito rimanere appartato dal sistema della moda, dal mercato finanziario e dallo show business. Nel ’93 sceglie di rinunciare alle sfilate di presentazione delle collezioni, rifiutando che il suo mestiere fosse governato da scadenze industriali come la settimana della moda di Parigi. Ritornò solo due volte da allora: una volta a luglio 2011 e l’ultima volta a luglio 2017, quasi come a salutare.
Rimase sempre fedele a se stesso, tagliando il tessuto e costruendo l’abito con ago e filo, la sua abilità artigianale era leggendaria.
I modelli di Alaïa non sono mai stati visti come abiti che potessero andare fuori moda. Fino alla sua ultima collezione, la sua comprensione del design e dell’artigianato hanno reso ogni creazione un cimelio, un’opera unica.
Scrive Vogue: “Chiunque abbia mai comprato un pezzo vintage di Alaïa saprà che è immune dal sembrare mai vecchio. Pochi altri brand rimangono importanti oggi come lo erano tre decenni fa.”
Tra i suoi contributi alla moda voglio anche sottolineare la creazione delle super modelle.
Sebbene sia spesso attribuito a Gianni Versace il merito di aver inventato la top model, Alaïa fu il primo. È stato in una delle sue intime ed esclusive sfilate a metà degli anni ’80 che il concetto è nato.
Fu definito anche rivoluzionario, perché lanciò le modelle di colore come Bethann Hardison, Veronica Webb e Naomi Campbell quando ancora nessuno lo stava facendo, modelle che per lui hanno significato tanto quanto gli abiti che ha fatto sfilare.
La top model Stephanie Seymour ha dichiarato: “Il contributo di Azzeline all’industria della moda è enormemente ampio, per dirla semplicemente, ha compreso sia l’anima che l’anatomia delle donne di tutto il mondo.”
La moda dell’aperitivo in riva al mare al tramonto è ormai consolidata, tanto quanto l’indecisione sul look perfetto per un drink in spiaggia.
Tra i trend vincenti il colore è l’elemento creativo fondamentale.
Si declina in tinte pastello, luminose e cangianti, stampe e fantasie.
Le tonalità dell’acqua si fondono con il rosa del tramonto e le sfumature solari che riflettono la luce in mille colori.
Abiti fluttuanti in seta, dai volumi fluidi, fantasie di colori e stampe, sensuali trasparenze svelano le linee del corpo.
Lussuosa e aristocratica la seta innalza subito lo standard dell’ outfit di cui è protagonista.
Da scegliere per la prossima estate soprattutto in tinte vivaci o da portare in combinazioni di sfumature rarefatte e sofisticate.
Il mondo della moda una volta ancora si sintonizza con il suo lato più soft.
I colori tenui e gli accostamenti in tinte pastello sono un inno alla freschezza, un invito ad emergere da una sorta di letargo invernale.
Sofisticati, femminili e delicati come i sogni: per outfit rarefatti, di grande appeal.
Lo stile si tinge di nuance delicate, colori gentili, che addolciscono la primavera e si possono mescolare tra loro, come pescando da una busta di marshmallow.
I colori pastello preferiscono i materiali lievi, impalpabili e leggeri come la seta chiffon.
Nella moda, le tendenze passano e ritornano e, nel continuo gioco di rimandi tra passato e futuro, sono ritornati in voga i nastri.
In vita, attorno al collo, sugli accessori o dove si voglia, nastri di seta chiffon, per regalare alla prossima stagione un fresco e delicato tocco chic.
Protagonisti di tantissime passerelle, i nastrini e le collane da legare al collo, sono tornate a essere un vero feticcio per le più trendy.
E quindi,l’accessorio must have di stagione?
La collana di seta in tinte pastello, per uno stile contemporaneo tra l’hippie e il bon ton, VeryCris ovviamente…
Psssh…io le ho realizzate per il mio matrimonio e le ho regalate a tutte le invitate donne, le volete realizzare anche voi?
Nulla di più facile…cliccate sotto, ma prima mettete un bel ” mi piace” all’articolo e condividetelo, grazie ! Tutorial
Impercettibile e delicata, simbolo di bellezza raffinata, in colore tenue e in tessuto morbido, come preferiva “ Madame Gres”.
Quanto mi piace il mio lavoro, lavorare la seta è piacevole quanto indossarla.
La percezione fisica di avere tra le mani e sul corpo un materiale prezioso e naturale, è carezza, leggerezza, lucentezza.
Sono sempre stata affascinata dalle sensazioni che questo tessuto sa donare…
I nastri di seta chiffon in tinte pastello, giocano nella brezza, con effetti di luce rinnovando l’effetto “ nude” in una versione delicata, luminosa, femminile e seducente.
Visioni eteree, quasi evanescenti, in veli impalpabili, sovrapposti: un vero inno alla moda che non ha paura di (s)coprire.
Esprimono una femminilità sensuale ma delicata, tanto pudica quanto maliziosa, che dona una silhouette di riconquistata naturalezza.
In un continuo sovrapporsi di capi delicati e seducenti, simili a sottovesti, nascono outfit ultrafemminili … I love seta.
Con l’arrivo dell’inverno lo stile non va certo in letargo.
Il golf come punto di partenza, vestire mini passando attraverso il piacere del pull fuori misura è un must.
Il maglione oversized che si usa come mini dress, fa tendenza.
Malgrado il freddo pungente, è tempo di coprirsi di seduzione da valorizzare ed esibire: “Off-the-shoulder” sweater e gambe in evidenza.
La spalla scoperta è una mossa impertinente e vezzosa che evoca il candore della pelle: quando lo scollo scende, la seduzione sale, esaltando tutte le forme femminili, dalle più minute a quelle generose, rendendo il look sensuale ed inaspettato!
In filato pregiato e vaporoso che accarezza con il suo leggero tepore, il maglione o mini dress che si appoggia e scopre delicatamente l’omero, è il perfetto mix tra “daily & soirée”, un capo versatile in “parisienne style” che si potrà rendere elegante o casual con semplici tocchi.
Io lo preferisco con gambe nude ed esibite, anche in inverno, ma se sei freddolosa, ti basterà aggiungere un paio di maliziose parigine per coprirti fino al ginocchio.
Anche l’abbinamento con leggings, pantaloni skinny o stivali cuissard, sarà davvero cool.
Per i capi della collezione VeryCris, scegli i tuoi modelli preferiti nella gallery e ricorda… solo “pezzi unici” e irripetibili, come te…
Se hai uno spirito libero e grintoso, traducilo concretamente,
almeno nel look.
Hai mai pensato ad un maxi gilet, con una svolta di stile in chiave glam rock ?
Sei alla ricerca di un pezzo insolito e cool che sorprenda tutti?
Il maxi gilet firmato VeryCris: è estroverso, passionale, grintoso, iperfemminile e sempre elegante, da portare “all day and night long”.
In materiale pregiato e in lavorazione esclusiva e giant, per chi non ama le vie di mezzo è il capo giusto.
Il giletpuò essere definito un accessorio?
Secondo me si, è il dettaglio, il particolare che rende interessante la silhouette femminile.
Il gilet lungo, un trend nato negli anni 70 è diventato, con un continua reinterpretazione in chiave moderna per renderlo più contemporaneo e “urban”, un prezioso alleato per ottenere look strepitosi.
Se decidete d’indossarlo, costruite la restante parte del look su di esso perché sarà protagonista indiscusso del vostro outfit.
Con un tubino classico o con pantaloni aderenti e stivali per esempio…
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