Françoise Hardy, un’introversa diventata icona.

Volendo scegliere una donna europea simbolo dello stile ye’-ye’ (movimento giovanile e conseguente moda degli anni ’60), non ho avuto nessun dubbio nel volervi parlare di Françoise Hardy. La sua musica sognante e il suo stile unico l’hanno portata a essere un personaggio cult e decisivo per il mondo della moda. Ispiratrice per Yves Saint Laurent e Paco Rabanne, anche ora, negli anni più recenti ha ispirato e influenzato il lavoro di Nicolas Ghesquière (dir. creativo di Louis Vuitton ).

Françoise Hardy tuta progettata appositamente per lei da YSL
Françoise Hardy- abito di Paco Rabanne

Françoise Hardy è alta m.1,72. Ha grandi occhi verdi, intensi e lunghi capelli castano-dorati. È sottile fino a essere spigolosa, con un volto dai lineamenti marcati ma gentili. Ma è la “nonchalance” la caratteristica più evidente del suo fascino ed è per questo che l’ho preferita rispetto a Jean Birkin o altre bellissime “madamoiselle” di quegli anni. E’, secondo me, l’esempio più rappresentativo di classe, carisma e stile tipicamente francese senza esibizione o costruzione. Un’introversa diventata icona. Leggera, persino fragile di una grazia unica e inimitabile, incarnava e incarna ancora il fascino fresco e vibrante, l’eleganza rilassata che associamo alle donne francesi.

Conosciamola più da vicino.

Nata a Parigi nel 1944, figlia di una ragazza madre, si fece regalare una chitarra per la maturità (si diplomò al liceo due anni prima a 16 anni e fu accettata sia nel prestigioso Sciences Po Paris che alla Sorbona). Imparò da sola a strimpellarla e a scrivere canzoni fragili e sentimentali in un suo personalissimo stile che poi sarà molto imitato. A diciotto anni diventò improvvisamente celebre cantando “Tous les garçons et les filles”, canzone simbolo del disagio adolescenziale che vendette milioni di copie nel mondo.

Dalla sua prima apparizione televisiva francese nel 1962, in un maglione verde oversize, indossato in modo sbarazzino con lo scollo a V sulla schiena, divenne l’usignolo parigino affascinando il pubblico e i fan non solo parigini. Poteva solo essere francese Françoise Hardy!

Il suo sound e il suo stile minimalista, in tempi di “hippitudine”, furono in breve tempo simbolo di come vestire alla francese, della frangetta alla francese, del blazer alla francese e delle ruches alla francese, delle magliette alla francese e ovviamente delle canzoni alla francese.

La Hardy raggiunse la fama da adolescente, attraverso la sua voce meravigliosa, la profondità della composizione e la colorata malinconia, ingredienti che le permisero di vendere milioni di dischi in tutto il mondo francofono e non solo. Ma ci vuole più della bellezza e delle canzoni orecchiabili per diventare il simbolo di un’epoca nel mondo della moda e della musica.

Quindi qual è esattamente l’essenza del fascino di Hardy e perché ancora oggi ci affascina?

La sua voce nuova e inscindibile da quei capelli che cadevano lisci e lunghi, per quel fisico asciutto, flessuoso, per quella sua malinconia romantica che la faceva ridere raramente e per quella sua aria un po’ enigmatica e misteriosa, una specie di delicato broncio. Per quel suo “Je ne sais quoi“, leggerezza romantica e seducente.

La verità è che sono una solitaria, una marziana. Da sempre. Ingenua come poche, non avevo alcuna coscienza di me”.

Nel 1965 cantò al Savoy Hotel di Londra partecipando al periodo della Swinging London, incontrò i Beatles, i Rolling Stones, indossò le minigonne di Mary Quant. Nel 1967 decise di fondare una propria etichetta discografica (Asparagus), pubblicando diversi album, in Francia e all’estero (compresa l’ Italia).

Ebbe corteggiatori molto famosi: Bob Dylan (che compose un poema per lei), Mick Jagger (che in un’intervista la definì la sua “femme idèale”) e David Bowie.

Con Mick Jagger e Bob Dylan

“Quando conobbi Mick Jagger rimasi fulminata: aveva un carisma incredibile. Un giorno, mentre giravo per Londra, da sola come sempre, me lo ritrovai davanti: mi fece un sorriso che avrebbe sciolto chiunque. Io, timida, ricambiai e tirai dritto. Tempo dopo lessi un’intervista a un magazine in cui sosteneva che fossi la sua “femme idèale”. Incassai i complimenti e basta.

E Bob Dylan?

La sua musica mi commuoveva. Scrisse un poema per me e una sera mi invitò nella sua camera d’albergo per farmi sentire in anteprima due inediti. Magro, scheletrico, aveva le unghie lunghe e le dita gialle, mi fece quasi paura”.

“Sono stato per molto tempo appassionatamente innamorato di lei, come sono sicuro abbia indovinato. Tutti i maschi del mondo e anche alcune femmine, lo sono stati, e lo siamo ancora”. David Bowie

Recitò anche in alcuni film di Jean-Luc Godard, di Claude Lelouch e in Grand Prix di John Frankenheimer che da un punto di vista della moda la lanciò nel pantheon delle icone di stile. Il film è incentrato sul circuito di Formula 1 con la Hardy che vestiva le uniformi dell’ambiente da corsa. È impossibile scrivere la storia dei jeans attillati o dei pantaloni di pelle senza includere il ritratto di Françoise nel film “Grand Prix”, così come il suo guardaroba fuori dal set durante le riprese del film.

Durante le riprese di Grand Prix
Fuori dal set di Grand Prix

Fu in questo momento particolare che la sua bellezza disinvolta e sempre così insolita raggiunse l’apice. Esaltata dall’energia del look da corsa, la sua figura flessuosa si prestava alla silhouette sottile e aderente delle pelli e dei tessuti delle tute da corsa.

Ma il cinema non era nel suo mood e dopo Grand Prix non ne fece altri.

Nel 1968, il suo manager le propose di fermare il tour per un anno, per potersi dedicare alla scrittura delle canzoni e a nuove registrazioni. Lei trasformò questa pausa da temporanea in definitiva decidendo di ritirarsi dalle scene e non tenere più concerti dal vivo.

Detesto viaggiare, andare in tournée per me ha sempre voluto dire soltanto stare lontana dall’uomo che amo, con la paura di non ritrovarlo al ritorno. Voglio fare solo viaggi intorno a me stessa”

Fu una regina nel nobilitare i look più semplici e un’attitudine per mixare al meglio capi ultra femminili ad altri più maschili. Il suo mood e stato qualcosa di chic non passerà mai di moda, un’aria di moderazione ed eleganza che l’hanno distinta dagli stili giovanili più audaci e popolari in Inghilterra e negli Stati Uniti.

Ha imposto il pantalone semi aderente, adottato persino dalla celebre Brigitte Bardot. Le scelte di moda di Françoise Hardy, i suoi tailleur bianchi Courrèges e il primo Smoking di Yves Saint Laurent. E nel 1967 ha dettato alle diciottenni di tutto il mondo: “Gonna lunga! Una spanna sotto il ginocchio!”. Anche così si costruisce un mito.

Tutto quello che indossava era molto chic, molto francese e molto indossabile anche oggi. Volete idee e spunti di stile?

la pelle nera, la dolcevita, i grandi occhiali
I jeans bootcut rigorosamente a vita. la docevita nera, gli stivaletti bianchi, il trench
le camicette con la rouges, gli shorts di pelle, gli stivali, la frangetta
i pantaloni di pelle aderenti, la camicia bianca, la bandana, gli occhialoni neri
il completo stile uomo rigorosamente nero, la camicia bianca con nastrino
il maglione melange fatto ai ferri
Una francese senza un cappello è una regina senza corona: un accessorio iconico da osare con altrettanto sfizio francese

Nel 2018 dopo anni di dura lotta contro la malattia e un’edema polmonare che, per un periodo, le ha compromesso la voce, Françoise Hardy è ritorna alla vita con un nuovo album.

Spero che questa splendida icona abbia affascinato anche voi. Se l’articolo vi è piaciuto condividetelo. Alla prossima !!

Cris…VeryCris

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