A trentun anni dalla sua scomparsa non posso non ricordare Keith Haring.
Ma chi era o meglio chi è?
Haring è indiscutibilmente uno degli esponenti più singolari del graffitismo di frontiera, uno dei più rilevanti autori della seconda metà del Novecento.
Genio, creatore di una nuova dimensione artistica fatta di colori, bidimensionalità e di grande impatto comunicativo, espressione di una controcultura socialmente e politicamente impegnata.
Con la sua arte ha dato voce a temi sociali profondi, impegnativi e di forte impatto: la la droga, la discriminazione verso le minoranze, la minaccia nucleare, l’alienazione giovanile, l’arroganza del potere, l’Aids (di cui è morto).
«Un giorno, viaggiando in metropolitana, ho visto un pannello che doveva contenere un messaggio pubblicitario. Ho capito subito che quello era lo spazio più appropriato per disegnare. Sono risalito in strada fino ad una cartoleria e ho comprato una confezione di gessetti bianchi, sono tornato in metropolitana e ho fatto un disegno su quel pannello. Era perfetto, soffice su carta nera; il gesso vi disegnava sopra con estrema facilità» Keith Haring
La sua arte quasi infantile, è dirompente, dissacrante e divertente al tempo stesso.
«L’arte deve essere per tutti e dappertutto».
(Keith Haring)
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