Le macchine da scrivere Olivetti nel corso delle generazioni hanno raggiunto una dimensione iconica, diventando gli oggetti di modernariato più desiderati; oltre alla loro funzione pratica e di design, hanno contribuito a definire l’immaginario collettivo associato alla scrittura e alla letteratura. Non sono state semplici strumenti di trascrizione, ma sono diventate catalizzatori di creatività nella produzione letteraria. La loro eredità si manifesta ancora oggi attraverso esperienze sensoriali che collegano la loro storia con la modernità in un’estetica ormai senza tempo.

Il design italiano di Olivetti, è stato fin dai suoi esordi, l’elemento cruciale di un trend culturale riconosciuto in tutto il mondo ed è proprio in questa dinamica che si inserisce il concetto di modernariato.

Il modernariato rappresenta oggetti che pur non essendo più contemporanei e in produzione, evocano un passato relativamente recente, diventando, proprio, con i loro stili distintivi, ispirazione per le tendenze culturali attuali. L’apprezzamento per il design degli anni ’50, ’60 e ’70 si traduce in un impegno verso la conservazione del patrimonio artistico e la promozione di uno stile che continua a influenzare e ispirare le generazioni future. Si tratta di un approccio che attinge al moderno, ma con una consapevolezza e una valorizzazione della nostalgia per il passato. Questa tendenza riflette un desiderio di connettersi con la storia, la qualità artigianale e l’originalità che ha caratterizzato gli oggetti stessi.

Lo “Stile Olivetti”, con le sue creazioni iconiche si inserisce perfettamente in questo contesto, diventando un riferimento importante per coloro che cercano unicità e autenticità; per coloro che cercano pezzi unici in profonda connessione con la storia e le idee che hanno rappresentato.

Le macchine da scrivere Olivetti: archetipi culturali che hanno contribuito a definire un’epoca.

Questi strumenti, con il loro caratteristico picchiettio e la loro presenza tangibile, hanno aggiunto un elemento sensoriale e ritmico al processo di scrittura, conferendo una sorta di musicalità alla creazione letteraria. Il suono simultaneo dei tasti, il movimento delle leve e la solidità dell’hardware hanno reso l’atto di scrivere un’esperienza tangibile e concreta. Questi strumenti hanno trasformato l’atto solitario della scrittura in un rituale condiviso, unendo gli scrittori attraverso un’esperienza comune di creazione.

Il loro impatto va oltre la mera funzionalità e rappresenta un capitolo significativo nella storia della letteratura, del giornalismo e dell’arte della scrittura. Hanno plasmato non solo il modo in cui le parole sono state fisicamente prodotte, ma anche l’estetica, lo stile e l’immaginario associati al mondo della letteratura moderna. Ancora oggi, l’immaginario collettivo associa il ticchettio della macchina da scrivere a verità rivelate, personaggi indimenticabili e opere d’arte intramontabili.

Le macchine da scrivere Olivetti hanno plasmato il ritmo e la struttura della narrazione.

Il processo di scrittura su una macchina da scrivere richiedeva una riflessione più approfondita prima di mettere le dita sulla tastiera, poiché la correzione di errori era complessa. Il rituale che precedeva la scrittura, ossia il pensare a ciò che si voleva dire, riflette la profondità del processo creativo. Questo momento di contemplazione silenziosa era essenziale, poiché rappresentava la fase in cui l’autore dava forma alle idee prima di tradurle in parole. Solo quando il concetto era completamente chiaro nella mente, le dita potevano prendere vita sulla tastiera. L’uso di frasi corte e chiuse era una precauzione, un modo per ridurre al minimo la possibilità di errori e semplificare il processo di correzione.

Ciò ha influenzato lo stile di scrittura, incoraggiando la precisione e la chiarezza nelle espressioni, con frasi corte e incisive. La storia delle macchine da scrivere è diventata così parte integrante della nostra cultura, riflettendo anche il vissuto di figure come Adriano Olivetti, un editore, scrittore, uomo di cultura e imprenditore poliedrico che ha lasciato un’impronta indelebile non solo attraverso i suoi contributi pratici, ma anche attraverso la sua visione illuminata.

Imprenditore, intellettuale, riformatore creativo e visionario.

Adriano Olivetti, classe 1901, con la sua visione avanguardistica e il suo impegno per l’innovazione, la comunicazione e l’estetica, ha giocato un ruolo determinante nel plasmare il successo culturale e industriale della Olivetti durante gli anni ’40 e ’60. La sua influenza si estende ben oltre la produzione di macchine da scrivere; Adriano Olivetti non si è limitato a creare macchine funzionali e moderne, ma ha concepito un’identità aziendale che rifletteva la sua stessa personalità estrosa e ricettiva. Ha aperto le porte della sua fabbrica agli intellettuali e agli artisti, riconoscendo l’importanza della creatività nella produzione.

Questa apertura ha contribuito a stimolare l’ispirazione e ha conferito un carattere distintivo alle macchine Olivetti, trasformandole in espressioni artistiche oltre che strumenti di lavoro. La leggenda di Adriano Olivetti è alimentata non solo dalle sue intuizioni imprenditoriali, ma anche dalla sua sensibilità umana e dalla sua spiccata responsabilità sociale e d’impresa. Aveva compreso che il successo di un’azienda non può prescindere dal benessere dei suoi dipendenti. Aprire la fabbrica a intellettuali e artisti, migliorare le condizioni lavorative e considerare i dipendenti come esseri umani anziché semplici risorse produttive, ha contribuito a creare un ambiente aziendale unico e ispiratore.

“Voglio che la Olivetti non sia solo una fabbrica ma un modello, uno stile di vita. Voglio che produca libertà e bellezza perché ci diranno come essere felici”.

La celebre frase di Adriano rappresenta il cuore della sua filosofia aziendale e sottolinea il suo intento di creare prodotti di qualità, di comunicare in modo efficace i valori, la visione e l’identità dell’azienda attraverso ogni aspetto, dal design del prodotto all’architettura della fabbrica, dall’arredamento dei negozi alla grafica di poster e pubblicità. Adriano Olivetti, ha creato schemi estetici condivisi, che dipingevano l’organizzazione come una comunità all’avanguardia e quasi un ecosistema organizzativo utopico che ha riunito artisti e tecnici, storici e designer, ingegneri, architetti e poeti. Ed è così che ogni modello di macchina da scrivere Olivetti rappresenta un capitolo unico nella storia del design e dell’innovazione, caratterizzato da uno stile inconfondibile.

Indro Montanelli – Lettera 22

Le iconiche Olivetti Style

La prima macchina da scrivere portatile: la MP1

Con il lancio della MP1 nel 1932, Olivetti ha rivoluzionato il concetto tradizionale di macchina da scrivere. Abbandonando la forma monumentale delle versioni precedenti, la MP1 ha adottato una linea appiattita e leggera, segnando l’inizio di una nuova era per la portabilità e la praticità nelle macchine da scrivere. Curiosità: l’insieme dei tasti di scrittura ha un’evidente mancanza: non è presente il tasto col numero 1 che si ottiene utilizzando la lettera l (elle) minuscola oppure la I (i) maiuscola; allo stesso modo non è presente lo zero, che si ottiene digitando la O (o) maiuscola. Sebbene questo oggi possa sembrare strano, era invece piuttosto comune nelle vecchie macchine per scrivere. Mancano anche i tasti per le vocali accentate maiuscole usate nella scrittura della lingua italiana.

La Studio 42

Olivetti studio 42

Olivetti introdusse il modello Studio 42 appena tre anni dopo l’MP1, nel 1935, come modello semi-portatile. Dal design funzionale ma estremamente elegante, ha una meccanica sviluppata dall’ingegnere Ottavio Luzzati mentre gli architetti Figini & Pollini e il designer Bauhaus Xanti Schawinsky sono stati responsabili della progettazione complessiva. L’Olivetti Studio 42 è stata prodotta con diverse configurazioni di tastiera per vari paesi del mondo. Era la macchina da scrivere personale di Papa Pio XII. Oggi una Olivetti Studio 42 si trova nella collezione permanente del Triennale Design Museum di Milano.

La Lexikon 80

Manifesto di G. Pintori per la macchina per scrivere Lexikon 80

Diventata punto di riferimento nella storia internazionale del design grazie alla sua innovativa tecnica di pressofusione, la Lexikon 80 ha la carrozzeria unica e modellabile; simboleggia l’impegno della Olivetti nella ricerca di nuove soluzioni estetiche e funzionali.

La Lettera 22

Pier Paolo Pasolini

“Con le vocali e le consonanti si fanno le parole, con le parole si fanno i pensieri, coi pensieri si pensano le lettere, con la Lettera 22 si scrivono”;

così recitava un famoso claim pubblicitario della celeberrima macchina da scrivere Lettera 22 della Olivetti, il prodotto di maggior successo degli anni ’50. Oltre ai riconoscimenti, come il Premio Compasso d’oro nel 1954, la sua immagine è ancorata nell’iconografia culturale grazie alla celebre foto di Indro Montanelli con la macchina da scrivere sulle ginocchia e Pier Paolo Pasolini concentrato e pensoso sulla sua Lettera 22. La presenza di un esemplare al MoMA di New York sottolinea il suo status come oggetto iconico del design italiano.

La Lettera 32 e la Valentine

Oriana Fallaci

La Lettera 32 era l’amatissima compagna di lavoro di Oriana Fallaci. Progettata dall’architetto e designer Marcello Nizzoli e ideata come erede della Lettera 22, la 32 fu molto popolare tra giornalisti e studenti ed ebbe un grande successo commerciale in tutto il mondo.


Lanciata nel 1969, la Valentine è stata progettata da Ettore Sottsass e dal britannico Perry King; definita da Giovanni Giudici “una Lettera 32 travestita da sessantottina,” rappresenta un esempio anticonformista e sorprendente di prodotto per ufficio. Il suo colore rosso fuoco e il design distintivo la rendono un’icona di stile, rompendo le convenzioni tradizionali delle macchine da scrivere d’ufficio.

La lettera 25M

In uno stile semplice e minimale progettato da Mario Bellini nel 1972 la macchina da scrivere Olivetti Lettera 25 era destinata ad un pubblico giovane e proposta in colori pop.

Questi modelli non sono solo strumenti funzionali, ma opere d’arte che incarnano l’estetica e la filosofia dell’epoca in cui sono stati concepiti. L’eredità di Adriano Olivetti continua a ispirare il contesto moderno, influenzando il modo in cui vediamo il connubio tra design, impresa e umanesimo.

Cris…VeryCris

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