Pejac, noto anche come Silvestre Santiago, è un artista spagnolo di street art che ha guadagnato fama a livello mondiale per le sue opere, sia indoor che outdoor, che giocano con illusioni ottiche e prospettive uniche.
Nato nel 1977 a Santander, ha studiato Belle Arti nella sua città natale e a Barcellona, continuando poi la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Il suo stile è caratterizzato da tecniche trompe-l’oeil e colpi di scena con immagini familiari, utilizzati per veicolare messaggi potenti su questioni sociali e ambientali.
Avete mai sentito parlare dell’Hanami, la meravigliosa tradizione giapponese che celebra la fioritura dei ciliegi? Più comunemente chiamata “osservazione dei fiori” di sakura, ossia di ciliegio, questa usanza può insegnarci molto sulla vita.
La modernità occidentale ha da sempre cercato di astrarre l’individuo dal suo ambiente, ma mai come in questo momento, l’Hanami ci dà l’opportunità di riscoprire il legame che abbiamo con la terra che abitiamo, definendo chi siamo individualmente e collettivamente.
La prima grande mostra dal titolo Fashioning Masculinities:The Art of Menswear – che il prestigioso museo Victoria & Albert dedica all’arte e alla creatività dell’abbigliamento maschile, celebra il potere, l’artisticità e la diversità. Dai dipinti rinascimentali agli abiti di JW Anderson dimostra che il genere è sempre stato un costrutto. Con abiti indossati da artisti del calibro di Timothée Chalamet e Sam Smith, David Bowie e Marlene Dietrich, la mostra sfida e amplia la definizione stessa di menswear.
Icona della controcultura Usa, quella della “Summer of Love”, degli hippies e della rivoluzione psichedelica; l’artista pop Peter Max è stato uno dei più grandi innovatori culturali degli anni ’60. Le sue opere vivaci e colorate sono diventate parte integrante della cultura americana contemporanea ed emblema dello spirito degli anni ’60 e ’70. Ha dipinto per sei presidenti degli Stati Uniti, è stato l’artista ufficiale della squadra statunitense delle Olimpiadi invernali del 2006 e ha creato opere d’arte per Woodstock, per US Open e per il Super Bowls. Amico dei Beatles, era stato scelto per disegnare i cartoons del film Yellow Submarine, proposta che rifiutò per poter seguire la famiglia.
Sapevate che ci sono piante che, secondo l’arte del Feng Shui, posizionate nei vostri ambienti personali, come casa e ufficio, possono attirare denaro e buona fortuna?
Io non credo davvero che esista qualcosa di “fortunato” o del suo contrario, ma credo invece che qualsiasi pianta porti energia e che ci siano alcune piante che sono considerate più positive di altre in termini di Feng Shui. Infatti, non c’è scienza, di per sé, a sostegno del fatto che queste presunte “piante fortunate” abbiano il potere di potenziare o attirare la fortuna, ma ci sono antiche radici simboliche che lo sostengono. Le parole cinesi “feng” e “shui” si traducono rispettivamente nel significato di “vento” e “acqua”. Questo concetto deriva da un antico poema che parla della vita umana connessa alla natura, che scorre quindi in simbiosi con l’ambiente circostante.
Come una moderna Penelope, Cécile Davidovici ha scelto i ricami come sua forma d’arte visiva. Rispolverando un atto percepito come antico, crea opere plastiche e contemporanee, con un “filo” conduttore che le attraversa: il legame tra innocenza e nostalgia.
Cécile Davidovici (1987) è un’artista francese che vive e lavora a Parigi, ha iniziato la sua carriera come scrittrice e regista. Dopo aver completato gli studi di recitazione e teatro, ha frequentato una scuola di cinema a New York City, dirigendo e scrivendo film che sono stati proiettati nei festival di tutto il mondo e che hanno riscosso molti consensi e ricevuto premi.
Edie Sedgwick, palesemente bella e straordinariamente ricca, fu segnata da un’infanzia traumatica e dolorosa e dall’abuso di sostanze stupefacenti. Viso angelico e bellezza da copertina, grandi occhi da cerbiatto spaurito e fisico esile. Incarnazione dello stile Swinging Sixties, iconica e complicata “It girl” americana, salita alla ribalta come musa di Andy Warhol negli anni ’60, è ancora fonte di ispirazione per creatori di stile e d’immagine. Un esempio ne è la sfilata della primavera/estate 2013 di Marc Jacobs: in passerella modelle che indossavano magliette rigate e abiti dalle grafie pop. Lo sguardo, il trucco, le movenze esprimevano in modo innegabile da dove provenisse l’ispirazione: Edie.
Ci sono donne che possiedono quella scintilla di fascino indecifrabile, universale che fa scattare l’attrazione.
La breve, intensa, movimentata e tragica vita di Edie Sedgwick, la sua smagliante e rovinosa parabola attraverso l’America “che conta” degli anni Sessanta e della Pop Art, possiedono il carisma della leggenda. La sua immagine e la sua brevissima vita, contemporaneamente ricca di fascino ma anche inquietante e tragica è molto difficile da comprendere e anche da decifrare.
Per un brevissimo periodo, New York ha avuto una sua stella, una luminosissima cometa che per qualche mese ha oscurato tutto il resto.
Edie Sedgwick è stata mille cose in contraddizione fra loro: giovane ricca, biker, figura di spicco degli anni Sessanta, tossicodipendente, regina della scena gay, superstar del cinema underground, modella di Vogue, internata psichiatrica ma più di ogni altra cosa emanazione dell’immaginario artistico di Andy Warhol.
C’è qualcosa di importante in lei, nella parabola della sua vita, un mistero, delle domande che sono rimaste in sospeso e che non avranno mai risposta.
Quindi ho deciso che più che raccontare la sua turbolenta vita, preferisco che la sua immagine vi arrivi in modo molto personale, attraverso le voci delle persone che l’hanno conosciuta, frequentata, amata, odiata e che le sono state accanto per un periodo o per tutta la sua breve vita. Dai componenti della sua famiglia agli esponenti di quel mondo che tanto l’avevano affascinata.
Fu il produttore cinematografico Lester Persky ad organizzare l’incontro fra Andy ed Edie:
“La sua bellezza era straordinaria. Era sempre circondata da quei mezzi personaggi un po’ falliti, ma lei aveva sempre un modo di atteggiarsi fantastico. E fu qui, a casa mia, davanti a questo tavolo di marmo, che li misi l’uno davanti all’altra. Ricordo che Andy tirò il fiato, fece gli occhi a palla, un suo atteggiamento tipico, ed esclamò: “Oh, ma è bel-liiss-simaa.” Era rimasto proprio molto impressionato.”
Subito si instaurò tra loro una relazione simbiotica, tanto che lei si tagliò i capelli tingendoli di biondo perché si accordassero a quelli di Andy, insieme, lanciarono quello che è poi diventò il suo look iconico: sopracciglia accentuate,occhi marcati dall’eye-liner, orecchini fuori misura, mini-abiti a tubino indossati su spesse calze nere, minigonne vertiginose, vestiti ultra scollati e coat animalier.
Ebbe un ruolo fondamentale anche il Make-up, tutto concentrato sullo sguardo: occhi grandi e profondi marcati da righe nette di mascara, ciglia finte e sopracciglia folte e marcate. Ed eccoli lì dunque quei grandi occhi, un po’ da cerbiatta un po’ smarriti, aperti e curiosi verso il mondo.
Truman Capote a proposito di Edie:
“È magnetica, eterea, smarrita e quando muove ogni parte del suo corpo staresti a guardarla per ore, con quegli occhioni intensi e scuri come due tazzine di caffè.”
Quello stile, così originale e lontano da ogni schema, entrò profondamente nell’immaginario collettivo di un’epoca. Un assistente di Andy Warhol ne fa questo sintetico ritratto:
“Indossa un cappello e una maglietta e fa tendenza. Edie è spontanea, vera, non è un’operazione di marketing è magnetismo puro.”
In quattro mesi, Andy ed Edie girano insieme undici film, il primo dei quali è Vinyl, una versione underground di Arancia Meccanica. Il critico d’arte René Ricard ricorda:
“Edie e Andy! Dovevi vederli. Tutti e due vestiti allo stesso modo, maglietta dolce vita, T-shirt a righe. Andy indossava jeans di velluto nero, stivali a tacco alto: terribili, li odiavo. Quando li metteva non riusciva mai a stare in equilibrio, non riusciva mai a pettinarsi decentemente, poveretto. Edie si conciava in modo da somigliare a lui, ma l’effetto era tutto diverso! La T-shirt, le calze nere, gli orecchini lunghi; era di una bellezza sconvolgente.
Per il fotografo e pittore Robert Rauschenberg, Edie è così fresca e gradevole da mettere in risalto tutta la falsità che la circonda:
“Mi sentivo sempre intimidito, imbarazzato, quando ero in sua presenza, perché lei era come l’arte. Intendo dire che era un oggetto creato con grande forza e grande efficacia.”
Naturalmente, tutto lo sfavillio di socialità e mondanità della vita newyorkese di Edie Sedgwick ha risvolti fatti di fitte ombre. È necessario rimanere fisicamente all’altezza del canone degli anni Sessanta, reggere tutte le feste, affrontare lo stress della competitività, essere sempre all’altezza degli standard sia intellettuali che mondani di Re Warhol. Il dirigente musicale americano Danny Fieldsha dichiarato:
“Le superstar erano una specie di forma precoce di movimento femminista. Erano brillanti, belle, aristocratiche ed indipendenti. Edie …e le altre. Erano quello che la Garbo e Bette Davis erano state negli anni Trenta. Le coccolavano tutti. Erano più in gamba di tutti gli uomini del giro. Tutti, dai ragazzini alle vecchie checche, si innamoravano di loro…proprio come le dive degli anni Trenta facevano innamorare gli uomini che le dirigevano, registi e produttori. Erano creature decisamente superiori e molto impegnate. Il genere di donne che tutti desiderano venerare. Vergini Marie, intendo. Ma erano anche persone molto distruttive: distruttive verso se stesse e gli altri. Cavalcavano l’uragano.”
Edie ha detto di se stessa:
“Ero la Ragazza dell’Anno, la superstar e robaccia del genere. Facevo cose tipo…tutto quello che facevo veniva dal di dentro, immagino, era tutto motivato da disturbi psicologici. Trasformavo la mia faccia in una maschera perché non mi rendevo conto di essere bella, grazie a dio. Praticamente la distruggevo. Dovevo mettere ciglia finte nere e pesanti che sembravano ali di pipistrello, disegnarmi delle righe nere sotto gli occhi e raparmi i capelli, tagliarli e farmi le méches d’argento e bionde, tutte piccole manovre con cui reagivo alle cose che succedevano nella mia vita e che mi facevano stare male. Evadevo in un modo tutto fisico. E tutte queste cose le prendevano come una moda.”
A proposito del body nero Edie raccontò:
“Quando ero con Andy . . .Ballavo jazz due volte al giorno . . . e sapevo che non avrei eccitato nessuno perciò ho indossato i miei body. . . e allora Vogue mi ha fotografato con i body e le t-shirts come se fosse una nuova moda.”
Il 26 novembre del 1965 Life scrive:
“Questa ragazza dalla zazzeretta corta e dalle gambe eloquenti sta facendo per la calzamaglia nera più di quanto abbia fatto chiunque altro dai tempi di Amleto.”
Gloria Shiffeditrice di Vogue durante una seduta fotografica, riconosce in Edie la sua gamma infinita di possibilità, la sua capacità di cambiare aspetto, la sua natura contraddittoria, che la fa passare dall’estrema esuberanza alla timidezza e ricorda:
“Il viso di Edie non era una tela, era continuamente in movimento. Non si fermava mai…Sfoggiò tutta una gamma di atteggiamenti emotivi, come del resto è tipico di molte star. Adoravo il suo sorriso, quella sua aria da cerbiatto. La cosa stupefacente è che in quelle foto ha una faccia e un look assolutamente attuali, potrebbero comparire domani su qualsiasi rivista di moda. Non hanno data. (…) Fu una seduta incentrata sulla sua personalità: era una ragazza con della personalità. Non era per davvero una modella o una stella cinematografica: era una creatura del momento, una creatura incantevole, speciale.”
La giornalista e direttrice di Vogue America Diana Vreeland racconta:
“Aveva un modo di camminare che sembrava un passo di danza; era così felice di essere al mondo. Una persona affascinante. Faceva pensare alla primavera, alla freschezza. Era pulita, trasparente, portava i capelli tirati indietro, quasi un’Alice nel Paese delle Meraviglie…Edie ballava divinamente, ed era l’unica cosa autentica in mezzo agli squali…Labbra di ciliegia e fossette nelle guance, nessuno poteva resistere al suo sorriso.”
“Andava alla ricerca della vita, ma qualche volta la vita non arrivava abbastanza velocemente.”
Edie Sedgwick a proposito di Edie Sedgwick:
“Ero un ottimo bersaglio per La Scena.”
Il regista Joel Schumacher racconta:
“Dopo che ruppe con Andy e la cosa con Bob Dylan andò a monte, Edie voleva disperatamente fare la modella. Era incredibile in quel periodo…Era l’essenza totale della frammentazione, l’esplosione, l’incertezza e la pazzia che tutti vivemmo negli anni Sessanta. Quanto più eri provocatorio, tanto più diventavi eroe.”
A Natale, Edie Sedwick va a trovare la sua famiglia. Suo fratello Jonathan la ricorda così durante quelle vacanze:
“Era davvero stranissima quando arrivò al ranch. Un manico di scopa, niente corpo, indosso le gonne più corte che abbia mai visto, ciglia super finte talmente pesanti che le facevano cascare le palpebre. Era un’aliena. Intuiva quello che stavi per dire prima che lo dicessi. Eravamo tutti a disagio. (…) Si vedeva chiaramente non solo l’insicurezza, ma lo smisurato bisogno d’amore…Ma era così difficile accettarla.”
Ormai la sua luce stava per spegnersi.
La moda dagli anni Sessanta in poi è stata profondamente influenzata dalla figura della Sedgwick. Sulle passerelle continuano a vedersi periodicamente corti capelli biondi abbinati a sopracciglia marcate, miniabiti, calzamaglie nere ed orecchini chandelier. Ora sta spopolando ovunque la moda del grigio, di cui Edie Sedgwick è stata la pioniera assoluta.
La modella iconicamente più importante degli ultimi venticinque anni,Kate Moss, ha una fisicità molto simile a quella della Sedgwick, e le assomiglia anche nei vizi pop.
Cara Delevingne ha le stesse sopracciglia scure abbinate ai capelli biondi e ha citato l’icona di Edie in un servizio di Patrick De Marchelier per Vogue China.
Curiosità: Edie era cugina di primo grado dell’attrice Kyra Sedgwick.
Devo ammettere che nello scrivere questo articolo, mi sono lasciata catturare anche io, guardando le immagini, leggendo della sua vita, ho provato emozioni varie e indubbiamente fascinazione. In certi momenti e in alcuni suoi sguardi mi è sembrato di rivedere Marilyn Monroe.
Vi lascio questo video da guardare, lei adorava ballare…
Aspetto le vostre sensazioni…grazie per la lettura!
Oggi, parliamo di gioiello contemporaneo. Today, let’s talk about artist’s jewels.Percorrendo i meravigliosi vicoletti del centro storico di Perugia, approdo in via Deliziosa e mai nome fu più appropriato, per localizzare il laboratorio orafo di Anna Fornari, luogo nel quale confluiscono percezioni, si materializzano emozioni, nascono metafore, si danno appuntamento molteplici discipline, tutte volte alla creazione di meravigliosi gioielli esclusivi tra arte e design. Wandering around the historical centre of Perugia and its pretty lanes, I reached Via Deliziosa (Delicious Road), a real appropriate name to describe this road, to pay a visit to Anna Fornari’s Jewels lab. In this place perceptions flow, emotions take place, metaphores originate, and different philosophical disciplines are all mixed together to give birth to the creation of artistical and wonderful jewelry.Per Anna, il gioiello non è solo un semplice ornamento, legato al concetto di prezioso o di oggetto status symbol ma creazione artistica, libera espressione, esito di un’idea, della ricerca di nuovi ritmi ed equilibri.
Anna fa del gioiello il suo strumento espressivo; mi ha svelato le dinamiche che guidano le sue opere artistiche, i codici comunicativi che prendono spunto dalla sperimentazione di materiali unusual, frutto di un’intensa attività di ricerca inventiva ed ispiratrice. Anna considers a jewel not only a simple ornment as a precious thing or a status symbol object, but as an artistical creation in its whole, as free expression, as the answer to an idea, to a research and to new balances and rhythms. Anna and her jewels as an expressiv instrument.
She told me about the creative dynamics leading her works, the codes of the expression taking cue from the experimentation of using not usual materials, as a result of an intense activity of inspiring research.
Sorprende, nel suo estro, per la scelta dei materiali, come per esempio “nidi di vespe”, con le loro forme geometriche perfette, trasformati in spille, collane e orecchini; Her creativity ,like the “wasp nest”, or the “ancient seals” will astonish you at a glance. dei linguaggi espressivi, che traggono ispirazione da antichi sigilli e dal significato dei “segni”;dall’osservazione di oggetti di uso comune come “il cucchiaio”, che il concetto di “cavità”; Thespoon will attract you for the philosophical concept of
being a “cavity”…
collane che nella loro costruzione sono protese “all’infinito”, di volta in volta si allungano dando ritmo al tempo; Inspired by the concept of the infinute, she creates jewels giving rhythm to
the time. Gioielli composti da segmenti modulari che assumono forme sintetiche spaziali; Oggetti d’arte quindi, che vanno indossati per interagire con il corpo. Thus, art objects.you must wear them to interact with your body.
Collane, orecchini, bracciali, spille e anelli dalle forme inusuali ed evocative che si esprimono con raffinata eleganza e sinuosità e che si indossano anche in modo estroso: non è scontato che un anello si debba necessariamente infilare al dito! Unusual and evocative shapes of necklaces, earrings, bracelets, pins and rings will express a refined elegance and sinuosity of your body , and you can wear them also into a creative way. Who said that a ring must just stay on a finger?Sono stata accolta con grazia e solarità, lo stesso mood espresso dalle sue creazioni.
Artisti come Anna curano come parti di sé e dei loro pensieri la realizzazione di monili esclusivi, per regalare gioia a chi li indossa. I’ve been welcomed in this ‘atelier’ with grace and radiance, just as Anna expresses her moods in her jewels. An artist like her takes care of the realization of exclusive moniles as a part of herself and her way of thinking. They really give joy to the person is wearing them.Ogni parola finora pronunciata risulta però riduttiva, sono rimasta talmente colpita da questi gioielli che l’istinto è stato di volerli indossare tutti, ogni singola creazione è originale, particolare e carica di personalità e stile. Any other words are reductive … I’ve been so affected by these jewels that instinctively I would like to wear them all in a whole. Pezzi che illuminano e regalano un tocco esclusivo. Every single one is so original, stylish and personal. Anna Fornari, vi attende nel suo Atelier – laboratorio. Anna Fornari is awaiting you in her atelier.
Merita assolutamente una visita ! A visit there is absolute worthy. Contattemi, sarò ben lieta di accompagnarvi. Please contact me and I will be glad to take you there…. Cris
Che Donna, l’adoro!
Classe 1921, pioniera di uno stile che nasce dai viaggi e dalla scoperta di nuove culture, Mrs Apfel (che in tedesco significa mela) è la style icon americana più adorata.
Avevo sentito spesso parlare di lei, ma la fotografia qui sotto, mi ha completamente catturata e sono convinta farà altrettanto con voi. Lo stile di Iris Barrel Apfel è unico, accattivante e carismatico e non passa certo inosservato ma ciò che mi attira davvero di Lei è il suo approccio: è rimasta fedele a se stessa per quasi 70 anni, prima di essere riconosciuta per la sua creatività , “i veri influenzatori e le icone, fanno cose incredibili quando nessuno li sta guardando“! Dice: “vestitevi per lusingare voi stessi. Ascoltate la vostra musa interiore e datele un’opportunità. Indossate qualcosa che vi faccia esclamare: oggi io sono questa! “
Ed ecco che viene notata da Ralph Lauren, maestro di stile born in the USA, e da Dries Van Noten, immortalata dall’obiettivo di fotografi del calibro di Bruce Weber, musa per MAC, che le dedica una collezione di makeup,alla veneranda età di 90 anni.
Ogni singolo pezzo che indossa è interessante, ma ancora di più il suo modo fantasioso e personale di accostare, abbinare, indossare.
Esprime uno stile massimalista con una stratificazione audace di tessuti e gioielli tribali ed etnici.
Incarna una creatività individuale e uno spirito fuori misura non mitigato né dal tempo e nemmeno dai tempi, che ti fa pensare: “ vorrei essere così quando sarò grande “, ma quante e quanti ne avrebbero il coraggio e le capacità? Tutto si può imparare, ma lo stile e il carisma li riconosci solo quando li vedi. Lo stile è qualcosa d’integrante è qualcosa che si è, non si fa, è parte della tua psiche, devi studiare te stesso, conoscere chi sei, imparare ciò che ti piace veramente e altrettanto importante, ciò che non ti piace, cosa ti fa sentire a tuo agio, come le persone reagiscono a ciò che indossi.
Richiede un duro lavoro di ricerca personale e non tutti lo vogliono fare e allora copiano lo stile di qualcun altro, naturalmente si possono indossare cose oggettivamente belle, ma bisogna poi saperle portare con disinvoltura e carattere.
Mi piace questa Donna sgargiante perché è onesta con se stessa, ha sempre lavorato in campo creativo e così il suo carattere solare e il suo stile spumeggiante e vivace hanno avuto la possibilità di prosperare e regalarci immagini che ci fanno sognare e sorridere compiaciute. “I’m a hopeless romantic. I buy things because I fall in love with them. I never buy anything just because it’s valuable. My husband used to say I look at a piece of fabric and listen to the threads. It tells me a story. It sings me a song. I have to get a physical reaction when I buy something. A coup de foudre – a bolt of lightning.!”
“Sono una romantica senza speranza. Compro le cose, perché mi innamoro di loro. Non compro mai nulla solo perché è prezioso. Mio marito diceva che guardo un pezzo di stoffa e ascolto i fili. Mi raccontano una storia . Mi cantano una canzone .Devo avere una reazione fisica quando compro qualcosa. Un coup de foudre – un colpo di fulmine!” Mi piace con quegli improbabili occhiali che indossa, che hanno un impatto enorme sul suo look e che porta con una disinvoltura e una credibilità che ti fa venire voglia di comprarli subito.
Ha detto: “ora che ho imparato che non c’è bisogno di guardare come tutti gli altri, non devo pensare come tutti gli altri”. “Now that I’ve learned I don’t have to look like everybody else, I don’t have to think like everybody else”.Che Donna !! Lo stile è un Work in Progress che tutti dovremmo continuare a sviluppare mettendo in luce la nostra creatività e personalità.
Cris
…because things are not just things… if they generate emotions
...perchè le cose non sono solo cose…se generano emozioni
(Neon works by Martin Creed)“Half the work is there, and half of it isn’t there,” he said.A neon sign reading “everything is going to be alright” (one of his iconic works) celebrates the optimism, while making an ironic comment on the consumer-driven society of today.
Una scritta al neon ‘”sta andando tutto bene”
(una delle sue opere iconiche ) celebra l’ottimismo, pur apportando
un commento ironico sulla società consumer-driven di oggiMartin Creed was born in 1968 inWakefield, England. From the age of three he lived in Glasgow, Scotland. Between 1986 and 1990 he studied at the Slade School of Fine Art, London. After art school he lived and worked in London until 2001, when he moved to Alicudi, Italy. In 2001 he was the winner of the Turner Prize.
He currently lives and works in London and Alicudi Martin Creed è nato nel 1968, a Wakefield, Regno Unito.
Tra il 1986-90 ha partecipato alla Slade School of Art di Londra.
Ha avuto molte mostre personali
e progetti in Europa e Nord America ed ha
partecipato a numerose mostre collettive in tutto il mondo.
L’artista vive e lavora a Londra e Alicudi (Italia). “things” through the eyes of an irreverent and eccentric artist.
Cris
Il modo in cui la moda e l’arte s’incontrano è in continua evoluzione, è una relazione duratura e fonte di contaminazione reciproca.
La storia del costume è segnata da infiniti spunti artistici, ma anche l’arte ha cominciato a guardare alla moda (già al tempo dei futuristi), a studiarla e a considerarla come ambito carico di potenzialità creativa.
Espressioni di questa intensa relazione sono la fotografia, la pittura, la cinematografia, il design, e l’illustrazione.
Per quanto mi riguarda il mio primo approccio alla moda è avvenuto attraverso le magnifiche illustrazioni di “ Antonio Lopez “ che negli anni ’80 fece una splendida campagna per Missoni.
Fu amore a prima vista, per me appassionata di disegno, fu un’ispirazione potentissima e si sa che le ispirazioni sono scintille che fanno partire il fuoco, che ovviamente ancora divampa.La moda vive d’immagine e già dalla fine dell’800 artisti- illustratori diventano figure centrali nella diffusione delle mode ed entrano prepotentemente in progetti editoriali di riviste come “Harper’s Bazaar” e “Vogue” e più avanti di “Vanity” e trasformano i magazine in vere e proprie opere d’arte cartacee.
L’era digitale apporta, ovviamente, cambiamenti radicali sul fronte grafico, che sempre più sofisticato e complesso (grazie a tecniche vettoriali) non potrà però mai sostituire l’abilità e il talento dell’artista-illustratore, perché la mano e la creatività nascono dall’uomo.
Chi non ha mai visto gli splendidi disegni di Liselotte Watkins? Giganti della moda come Miu Miu, H&M, Anna Sui, riviste patinate come ELLE e Vogue sono inondate da queste giocose, iperfemminili e uniche illustrazioni della più talentuosa artista del momento.Un altro classico degli anni ’80 è invece lo spagnolo Arturo Elena il cui realismo dei dettagli e dei materiali è quasi maniacale ma le figure risultano, nel loro realismo, stilizzate all’inverosimile con un risultato assolutamente affascinante e ironico allo stesso tempo.Tratteggio a matita, inchiostro su carta, foltissime chiome, ragazze filiformi e volteggianti caratterizzano immagini della giovane designer finlandese Laura Laine che tra i suoi clienti vanta nomi illustri come Escada, Zara, N.Y. Times, Muse Magazine …
Altra illustratrice che predilige il tratto a matita è Edwina White dalla vocazione antica ma dall’immagine moderna e personale.Ancora oggi possiedo le pagine ritagliate da Vogue Italia ( della fine degli anni ’80 ) di disegni su doppia pagina di Richard Gray che annovera collaborazioni del calibro di Vivienne Westwood, Antonio Berardi, Alexander McQueen…, anche lui una vera ispirazione per me.Acquerelli su carta di Fabriano, inchiostro e acrilici, segni grafici, vuoti e macchie in un’esplosione di colori dal timbro inconfondibile di Stina Persson.
Le sue immagini appaiono riprodotte in ogni dove: dai cosmetici alle bibite, dalle T-shirt ai manifesti pubblicitari e ovviamente il fashion con l’editoria specializzata.La moda raccontata dai disegni di David Dawnton: Tiffany &Co , Bloomingdales , Barney , Harrods , Top Shop , Chanel , Dior , L’Oreal , Vogue , Harper ‘s Bazaar , V Magazine e il Victoria & Albert Museum . Vanta ritratti di alcune delle donne più belle del mondo, tra cui Erin O’Connor , Paloma Picasso , Catherine Deneuve , Linda Evangelista, Iman e Dita Von Teese.Il noto illustratore di moda svizzero François Berthoud che lavora per anche per Condé Nast Italia, coltiva uno stile memorabile ed espressivo che si colloca tra Pop Art e l’Espressionismo tedesco. Richiestissimo dalle case di moda di tutto il mondo anche per la sua indole tra l’elegante e l’erotico.Cecilia Carlstedt con le sue immagini composte, eleganti e vivaci è amata dal mondo della moda. Le piace combinare disegni con tecniche diverse per un’espressione ricca e imprevedibile.
Annovera clienti come Paul Smith, La perla, Swarovski, Vogue, Marie Claire.Si dice che la moda senza disegno sia come un abito senza stoffa…e qui di “stoffa” ce n’è tanta.
Cris
Il colore perde il significato di “macchia” per assumere quello di “traccia creativa” che si disperde sul pavimento, sui muri, sui vestiti….Quanto il luogo di lavoro privato ci racconta dell’artista?
Chi ha avuto almeno una volta la possibilità di varcare il confine del pubblico ed inoltrarsi in quel luogo dell’anima che è il laboratorio di un artista non può che aver vissuto un’esperienza indimenticabile.
Si entra silenziosamente per non invadere l’intimità di quello spazio personale, fucina di alchimie e si esce con la sensazione di aver fatto un viaggio portando via con sé una visionaria energia.
Il laboratorio è il luogo della genesi delle idee che diventano colore, forma e la creatività svela il proprio percorso di gesti, saperi e sensibilità che si fondono in quello spazio; entrare in empatia con esso è vivere l’arte attraverso l’artista.
È la possibilità di accostarsi ad un’anima e portarsela via insieme alla sua opera.
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