La moda consapevole può essere audace, sperimentale e innovativa; oggi per presentare il secondo giovane talento del Made in Italy vi parlo dell’upcycling come principio progettuale per la moda circolare.

L’economia circolare, come approccio opposto all’attuale economia lineare, è una delle aree più importanti della politica ambientale e interessa l’industria della moda e quella tessile.

Va fatto notare che l’upcycling è diverso dal riciclo.

Entrambi i concetti hanno a che fare con la seconda vita dei prodotti, ma hanno caratteristiche e un approccio diverso.

Il primo consiste nel riutilizzare uno stesso tessuto e trasformarlo in qualcos’altro; potrebbe sembrare la stessa cosa ma il processo di upcycling comporta il riutilizzo o la modifica di oggetti esistenti così come sono senza bisogno di scomporli completamente per creare qualcosa di nuovo come invece è necessario nel recycling.

Maison Martin Margiela FW20

L’upcycling è quindi un approccio alla moda circolare basato sul design e sulla creatività, mentre il recycling è basato sulla ricerca scientifica necessaria per la demolizione dei materiali in fibre rigenerate.

Upcycling tra arte e moda.

Upcycling è in realtà un concetto che esiste da secoli ed è stato abbracciato dai vertici delle menti più creative; sia Martin Margiela che Pablo Picasso hanno costruito opere significative rispettivamente nel campo della moda e dell’arte, utilizzando magistralmente materiali riciclati e riutilizzati. Obiettivo dei due artisti era quello di attribuire nuovo valore e significato agli oggetti.

” Testa di toro” – Pablo Picasso 1942

Gli esempi di riutilizzo nell’arte del ventesimo secolo sono innumerevoli, ma nessun singolo artista ha costruito altrettanto acutamente un capolavoro utilizzando pochi oggetti semplici come Pablo Picasso. L’esempio più evidente nella vasta opera dell’artista è “Testa di toro” del 1942, realizzata semplicemente con il sellino e il manubrio di una bicicletta; una metamorfosi completa di oggetti comuni della vita quotidiana. Per Picasso, una presa di posizione contro l’imposizione dell’arte come semplice imitazione della realtà.

Maison martin Margiela FW20

Nella moda dobbiamo risalire agli anni Novanta del Novecento per trovare uno dei pionieri di questo modo di creare. Mi riferisco a Martin Margiela, stilista belga e fondatore della casa di moda francese Maison Margiela. E’ lui che applica l’upcycling nella moda, unendo o sfruttando abiti vecchi e usati con idee moderne. Fin dalla sua fondazione nel 1988, la Maison si distingue per la decostruzione degli indumenti e la loro ricostruzione utilizzando una serie di articoli vintage e materiali riproposti. Questo abile uso del recupero di oggetti trovati è sempre stato una firma della casa e ha portato alla fondazione della Maison Martin Margiela “Artisanal”.

Anche coloro che non hanno mai sentito il suo nome hanno comunque sentito la sua influenza sui propri guardaroba grazie al suo interesse pionieristico per le silhouette oversize, la decostruzione e il riciclo.

C’è una sorta di poesia nel prendere ciò che non è più desiderato e dargli un’altra vita.

L’upcycling come processo di progettazione ha una propria firma estetica, un proprio insieme di valori, un suo metodo unico. Potrebbe non essere adatto a tutti, ma chi lo ama può diventarne appassionatamente dipendente. 

Marco Rambaldi SS21

Esattamente l’opposto del fast fashion, i brand dell’upcycling reimmettono sul mercato materiali e prodotti che hanno già una storia a sé stante, creando pezzi unici che contrastano contemporaneamente la sovrapproduzione e la standardizzazione.  Ciò che fa l’upcycling è incoraggiare l’estro creando un’interazione tra memoria e futuro.

Richiede una mentalità creativa e piena di risorse, poiché i designer devono immaginare nuove possibilità per i vecchi vestiti e trovare modi per superare i limiti dei materiali a loro disposizione. Ciò promuove l’individualità e aiuta a contrastare l’omogeneizzazione spesso associata alla fast fashion.

Incoraggia il tempo, la parola più sottovalutata nella storia moderna della moda; incoraggia anche la pazienza che, insieme al tempo, fa parte di un antico lessico della moda; incoraggia il viaggio alla scoperta di nuove fonti degli scarti della moda. I materiali vengono “salvati” e reintrodotti nel sistema attraverso l’uso intelligente della creatività e delle abilità manuali, aumentandone il valore.

Marco Rambaldi SS23

La moda upcycling può essere descritta come l’opposto del downcycling, che invece declassa il valore del materiale e scarta il lavoro e il valore investiti in esso.

Un universo di creatività aperto a tutti.

Sebbene l’upcycling da solo non sia la soluzione ai problemi ambientali e sociali dell’industria della moda, ha il potenziale per promuovere la sostenibilità.

Può aiutare a ridurre i rifiuti tessili, conservare le risorse naturali e promuovere il consumo consapevole e la creatività. Può aiutare a sostenere le imprese locali e creare opportunità di lavoro. Tuttavia, per avere un impatto reale, è necessario che ciò avvenga su vasta scala.

Dovrebbe essere insegnato come tecnica di progettazione e come metodo tecnico per la produzione. Ai giovani stilisti dovrebbe essere mostrato il taglio di modelli a scarto zero; come seguire un flusso di rifiuti; come cercare abiti di seconda mano su larga scala; come rivolgersi ai produttori per i residui di fabbrica. Bisognerebbe insegnare loro come smontare gli indumenti e trasformarli in qualcos’altro; come organizzare le eccedenze, come immagazzinarle e come progettare per includerle in nuovi progetti.

Marco Rambaldi SS23

I pionieri del design hanno utilizzato l’upcycling come un modo creativo per combattere la produzione e il consumo di massa.

Il Made in Italy sta vivendo una rinascita che rinvigorisce la scena de fashion design: Marco Rambaldi.

Tra i nuovi talenti moda emergenti che hanno visto questo potenziale e hanno colto al volo la tendenza dell’upcycling segnalo senza dubbio Marco Rambaldi.

Bolognese, classe 1990, una laurea all’università IUAV di Venezia nel 2013; nel 2014 Rambaldi vince, come special designer, il concorso Next Generation della Camera Nazionale della Moda Italiana e l’anno dopo vince il Vogue Talents con la collezione OUI. Nel 2017 conquista, con la collezione POST, i riflettori del Fashion Hub Market: il progetto che sostiene i marchi emergenti provenienti da tutto il mondo.

Nel 2018 si accredita anche la vincita della seconda edizione di Talents Lineapiù, mettendo in evidenza la sua peculiare ed eccentrica capacità di esaltare i filati attraverso una visione moderna e contemporanea della maglieria.

Marco Rambaldi FW23

“Il mondo della maglieria è davvero affascinante, parti da un’idea precisa e durante le fasi di lavorazione scopri mille strade diverse che si potrebbero prendere. Poi mi sorprende ed entusiasma sempre tanto partire da un filo e vedere se il capo finale viene come lo avevo immaginato”- dichiara.

Dopo aver maturato due anni di esperienza da Dolce&Gabbana, Rambaldi lancia la sua Label nel 2017.

La libertà e la consapevolezza che emana Rambaldi sono rassicuranti.

Creazioni sgargianti, eccentriche e a tratti provocatorie; espressione personale, inclusione, sostenibilità e visione contemporanea depurata dagli stereotipi, sono i valori che porta avanti con trasparente determinazione.

Per Rambaldi “la moda è legata a questioni sociali e politiche. Molto spesso la moda comunica in modo più diretto e spontaneo delle parole”.

Marco Rambaldi SS23

I suoi capi esuberanti, contemporanei, caleidoscopici e patchwork, sono mostrati su una vasta gamma di tipi di fisicità, età e generi.

Un elemento moda che è sicuramente uno dei punti di forza del brand è l’upcycling dell’uncinetto; una passione che lo stilista ha ereditato da sua nonna. “Mia nonna mi ha regalato così tanti dei suoi centrini che ho voluto dar loro una nuova vita. Usiamo questi lavori all’uncinetto mescolati con nuovi filati. Questo rende ogni capo diverso dall’altro perché il disegno dei centrini è sempre diverso”. Un tratto specifico che evidenzia il forte Zeitgeist (spirito culturale) del giovane talento che rivisita i codici dell’artigianato del tempo per adattarli alla Generazione Z di oggi. Con le sue collezioni Rambaldi spera di ampliare la mentalità e la consapevolezza delle persone anche in modo celebrativo e inclusivo.

Grazie per avermi letto, state in attesa del prossimo talento tutto Made in Italy.

Cris …VeryCris

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