La storia di quel filo di seta che dall’oriente arriva ai porti del Mediterraneo a congiungere genti e culture è ricca di miti e favole.
Le leggende, si sa, riempiono i buchi della storia.
Leggi tuttoLe leggende, si sa, riempiono i buchi della storia.
Leggi tuttoSì, ma senza sviare l’attenzione dalla donna moderna che vive e si muove in uno scenario prettamente metropolitano.
Leggi tuttoDi che cosa stiamo parlando?
Leggi tuttoMa chi era o meglio chi è?
Leggi tuttoIl successo della moda italiana è frutto di una lunga storia. E’ partita dal glamour del cinema e dalla sensualità delle grandi dive americane che ne sono rimaste ammaliate.
Leggi tutto“ Tutto ciò che vive crea un’atmosfera intorno a sé, l’artista è quell’anima eletta capace di coglierla.” (Goethe)
Leggi tuttoCris…VeryCris
Non esistono più le mezze stagioni e non esistono nemmeno più le stagioni per le stampe bouquet, i boccioli e i diversi motivi botanici-floreali.
Puntare su qualche nuovo abito dalle stampe floreali durante la prossima sessione di shopping significa assicurarsi un capo passepartout da indossare in ogni occasione, anche nei mesi invernali.
Dona un tocco di colore e leggerezza ai nostri look autunnali che principalmente sono di colore neutro o scuro. Come vediamo nella moda street style, il vestito floreale rimane romantico, ampio e voluminoso, dall’atmosfera vagamente gipsy. I tessuti impalpabili o drappeggianti per donare cadenze fluide e gentili su ogni tipo di figura.
In caso di temperature fredde, non rinunciate al vestito a fiori, abbinatelo a un maglione soft, a borsette dal gusto retrò e a stivaletti color cuoio.
I motivi floreali sono da sempre, associati a un’idea romantica di femminilità. Ma questo schema è stato più volte contraddetto dai creativi che con le loro collezioni hanno reinterpretato il tema secondo altre prospettive.
Come per esempio gli inizi degli anni ‘90 le leggere vesti di viscosa a stampe floreali erano abbinate con pesanti anfibi Dr. Martens oppure indossate con cappotti oversize dal taglio maschile. Abbinamenti che hanno ancora secondo me il loro fascino un po’ bucolico e un po’ dirompente ma sempre femminile.
Versatile e iper-abbinabile, l’abito floreale è favoloso con giacche in jeans e sneakers. Casual chic con blazer oversize e stivaletti alla caviglia. Geniale da portare sopra pantaloni aderenti e stivaletti con il tacco, con giacca di pelle, con cardigan e stringate, con cappotto oversize e décolleté…
Gli abbinamenti da sperimentare sono praticamente infiniti. Se avete ancora dubbi sulla loro versatilità, vi basterà optare per abiti a fiori o gonne dalla lunghezza midi o maxi, a maniche lunghe e con stampe floreali dalle tonalità scure e intense per abbinarli con facilità agli altri capi e accessori invernali.
La fantasia floreale entrerà nei nostri armadi come un’ondata di aria fresca. Porterà con sé buon umore, tanto colore e qualche stravaganza, a testimonianza dell’irresistibile voglia di leggerezza che vive in ognuno di noi, malgrado tutto.
Vi lascio un po’ di spunti per concretizzare i vostri look invernali e non solo, perché appena si affacceranno le giornate più miti il vostro abito sarà sempre in voga…
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Vorrei dire a tutti che il 2020 è stato un anno terribile… ma che se non cambiamo noi ce ne saranno un’infinità di altri anni terribili…compreso il 2021 quindi…
Auguro a tutta l’umanità di responsabilizzarsi rispetto agli eventi, di essere unita e solidale, di proteggere e rispettare la natura, di abbandonare e condannare tutti gli atteggiamenti che generano egoismo, avidità, soprusi, violenza sia verbale che fisica, di isolare gli sciacalli, approfittatori delle paure e debolezze altrui, di cercare di mettersi un po’ nei panni degli altri per quanto possibile prima di giudicare, di recuperare valori anche economico-finanziari alla portata d’uomo.
Il nostro Karma siamo noi e solo noi possiamo cambiarlo, voliamo un po’ più alti di così…
Buon anno nuovo a tutti !!!
Anni prima della missione Apollo 11 e ben prima dell’uscita di “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick , lo stilista Pierre Cardin, che nel 1950 fondò la sua etichetta omonima a Parigi, immaginava attivamente la vita sulla frontiera galattica. La sua moda dal mood stravagante ha dato contorni allo spirito culturale visivo e stilistico dell’era spaziale.
“Il mio capo preferito è quello che invento per una vita che ancora non esiste”, ha detto spesso, “il mondo di domani”.
Cardin ha reinventato la minigonna con silhouette geometriche affilate come rasoi, ornamenti grandi come gioielli, grandi cerniere e ritagli. Ha realizzato tute, merletti e tute di maglieria per qualsiasi genere. Materiali sintetici innovativi come acrilico, vinile, paillettes, lurex e metalli scintillanti spesso erano presenti nei suoi progetti. Ha lavorato con un materiale chiamato Dynel, un tessuto che poteva essere modellato a caldo in pieghe complesse, commercializzandone una versione con il nome Cardine. Progettista di completi, ha immaginato elmetti di vetro a cupola e cappelli architettonici in un colore a blocchi di colore. Ha prodotto abiti ultraterreni e ha catturato l’immaginazione del pubblico per un giorno in cui i viaggi nello spazio potrebbero essere all’ordine del giorno.
Dall’abito a bolle al costume Mao, dalla moda cosmonauta alla moda unisex, all’abito modellato in fibre sintetiche. Pierre Cardin mostra un feroce appetito per la sperimentazione. Le sue forme costruiscono sagome geometriche basate su cerchi e triangoli; il loro volume scultoreo richiede che il corpo si adatti ad esso. Pioniere, Pierre Cardin ha portato l’arte di vivere giapponese a Parigi e l’ha portata in vita nelle sue collezioni. Un viaggio nei dintorni del 1960 in Giappone sarà decisivo per questo incontro con la cultura giapponese. Lì incontra Hiroko Matsumoto, una modella giapponese che lo accompagna a Parigi e diventerà la sua amante. Nella sua casa di moda, Mademoiselle Hiroko è stata la sua musa e la sua musa ispiratrice per quasi dieci anni.
L’innovazione era il suo mantra…
Pierre Cardin grazie per averci trasmesso il tuo immaginario !
Benedetta Barzini: il fascino che resta immutato nel tempo.
Negli Anni Sessanta Diane Vreeland voleva modelle con personalità e cercava quella nuova bellezza a cui corrispondeva perfettamente l’italiana Benedetta Barzini dal volto irregolare e mediterraneo .Le fu presentata dall’italoamericana Consuelo O’Connell Crespi, all’epoca redattrice di moda, che la notò per strada.
Benedetta debutta come modella nel 1963 a Roma per Vogue America ed entra così a far parte di quella costellazione di icone degli anni ’60.
Io non mi sono mai immedesimata nella follia del mestiere: perché, di follia, avevo la mia personale, che era anche più forte…Soffrivo di anoressia: ed è una malattia che ti tiene lontana dagli specchi, dal rivedere le tue fotografie, che ti fa scappare dal tuo corpo…”. ( B. B.)
Cominciò così, a vent’anni il suo esordio nella moda come modella. Benedetta pensò che sarebbe rimasta lontana dall’Italia solo qualche giorno, invece vi rimase per cinque anni. Gli obiettivi delle macchine fotografiche di Bert Stern, di Richard Avedon e di altri grandi fotografi, immortalarono quel suo particolare “volto” che metteva in evidenza una sofisticata interpretazione del look mediterraneo.
Benedetta Barzini la prima top model italiana degli anni ’60 è ancora bellissima, di una bellezza magnetica fatta di distanza, di quella distanza che crea appeal.
“Mi è capitato di fare questo lavoro e mi ha insegnato tantissimo, ma all’epoca facevo quello che mi veniva richiesto e lo facevo al meglio. Non mi interessava il prodotto finito, mi interessava che chi lavorava con me mi dicesse: ‘abbiamo lavorato bene con lei, la richiamiamo’. Il risultato era il loro, non c’entravo io. Io facevo solo il mio lavoro” (Dall’intervista a Silvia Nucini su Vanity Fair )
Il suo lavoro lo ha fatto mantenendosi critica e distaccata, da intellettuale prestata all’immagine ed è in questa distanza che trapela il segreto del suo carisma.
Dopo 5 anni di vita da top model in America la Barzini tornò in Italia diventando una delle modelle predilette di Ugo Mulas, si dedicò poi alla famiglia, all’insegnamento sempre nel campo della moda e all’impegno politico. Negli anni 70 abbracciò da militante la causa femminista, diventando scrittrice e docente acuta e controcorrente di Antropologia della moda, in eterna lotta con un sistema che per lei significa sfruttamento del femminile.
Musa, modella, femminista, docente, giornalista, ribelle e anticonformista. Non si può definire Benedetta Barzini perché significherebbe inquadrarla in uno o più stereotipi che lei ha sempre rifiutato. Ma una cosa è certa, questa donna dalla personalità complessa e dall’intelligenza acuta ci ha regalato una delle conquiste che ha rivoluzionato il sistema moda, cioè che il fascino batte il tempo.
E’ il simbolo di un nuovo modo di vedere la moda, quello che va oltre l’idea che la bellezza debba per forza fondersi con la gioventù è una donna che non ha paura dell’età e del tempo.
Attualmente la Barzini è ancora modella, noi tutte, pensando a lei abbiamo bene impresse le immagini di una splendida donna orgogliosa delle sue rughe e senza trucco che sfila per i brand più prestigiosi come Armani, Gattinoni, Marras, Gucci…
Ogni volta che torna a sfilare o a posare per qualche fotografo, trionfante del rifiuto della chirurgia plastica e anche del trucco, tutti la guardano con ammirazione. Possiede tutt’ora un magnetismo che viene più dal pensiero che dal mestiere e l’innata capacità di riempire la scena:
“Da ragazza mi sono sempre detta: non lasciarti confondere da nulla”. ( B. Barzini)
Ha avuto ed ha ancora la capacità innata di nobilitare un abito, non solo attraverso la sua naturale eleganza, ma con l’intelligenza e la grazia che si rivelano attraverso la fierezza dello sguardo, la misura del movimento.
Ha dimostrato che non è la bellezza a contare, neanche nella moda, forse è la personalità, l’anima di una donna, ciò che resta dopo che la bellezza cambia o svanisce.
Grazie a lei le donne ora, non sono più schiacciate sotto il peso di un’immagine di bellezza irraggiungibile, legata alla giovinezza e per questo è stata premiata per il suo impegno contro gli stereotipi femminili.
Stile ed eleganza sono attitudini che non svaniscono con il tempo, anzi, la consapevolezza e l’accettazione di sé esprimono la bellezza e la personalità.
“Bene sarebbe ricercare una propria identità e difenderla senza timore riuscendo a non cadere nei clichè; è l’omologazione che va condannata! Non dobbiamo pensare sempre di essere costrette ad esibire la nostra bellezza e convincerci che non dobbiamo piacere continuamente.” ( Benedetta Barzini)
Vorrei finire questo articolo riportando uno scritto di Antonio Marras a lei dedicato appoggiato sulle sedie della sala della sfilata a lei dedicata:
«Cara Benedetta è tanto che volevo scriverti, è tanto che volevo dedicarti una collezione, la cosa più preziosa che ho. Ho pensato a te nel scegliere tessuti e materiali, forme e volumi, ricami e intagli. È per te che ho scelto i colori». Si tratta di colori indefiniti e profondi, come rosa pallido, azzurro e amaranto; i colori dei quadri di pittori francesi dei primi del Settecento come Boucher e Watteau. «Ho pensato a te perché mi ricordi la Marchesa de Merteuil (la protagonista de Le relazioni pericolose di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos), libera dai cliche’ moralistici di una società che vive di apparenza. Perché sei unica e rigorosa e quindi puoi permetterti di essere cinica e sincera. E perché al contrario della Marchesa, hai vinto». (tratto da Il Corriere della sera)
Gucci, dopo aver reclutato Benedetta Barzini per la campagna Cruise 2020, ha chiamato la modella a posare anche per il lookbook della Pre-fall Donna 2020-21.
La musa rappresenta un punto d’arrivo ben superiore alla ’bellezza’ poiché non è legata alla temporalità della giovinezza.
Il motivo plaid, ha una storia lunghissima che, decennio dopo decennio si rafforza, è sempre uno degli stili più cool delle stagioni fredde.
La fantasia tartan o per l’appunto plaid è diventato emblema del guardaroba della donna contemporanea.
Trame scozzesi, fantasie a quadri, tessuti a quadretti, abiti in stile plaid, palette di colori caldi e avvolgenti che custodiscono secoli di storia e significati che vanno dalla tradizione alla ribellione dei movimenti degli anni ’70, reinterpretati nello stile eclettico, vera e propria ossessione di quest’anno.
Fantasioso ma senza eccedere, di carattere ma sempre elegante, il motivo plaid piace a tutti perché è versatile: lo si può indossare su uno scamiciato a un evento o su una camicia a un concerto rock e risultare ugualmente impeccabili e credibili, senza scadere nella banalità.
Il tartan è rassicurante perché ciclico: ogni vent’anni ce lo troviamo nell’armadio sotto forma di gonna a pieghe, pantaloni, camicia, giacca, trench o cappotto. Ed è sempre attuale.
La fantasia plaid è tanto raffinata e classica sui capi strutturati di taglio sartoriale, quanto perfetta per lo stile di vita all’aria aperta, come le camicie, le giacche oversize e i cappotti.
È un pattern irrinunciabile dello stile preppy che ben si abbina ai maglioncini di cachemire e al velluto a coste ed è amato persino da chi preferisce un look più rock quando i quadretti vengono abbinati alla pelle, ai jeans skinny aderenti neri o grigi e ai capi dai tagli asimmetrici.
Se lo stile della fantasia tartan è molto versatile, lo saranno anche le scarpe da abbinare al look: a seconda del capo preferito si potranno indossare combat boots, stivaletti stringati, sandali col tacco grosso da portare sulle calze coprenti o calzetti molto di moda ora, stivali al ginocchio, mocassini e ballerine.
Sbirciate tra gli street style che ho scovato e scegliete il vostro capo preferito e l’abbinamento perfetto per il vostro mood.
Spero che le foto e i suggerimenti di acquisto vi siano stati di ispirazione
A presto…