Umbri Pro Jazz è la rassegna che s’inaugurerà il 4 giugno 2015 alTeatro Franco Bicini con la direzione artistica del Mo. Diego Ruvidotti, dopo i primi quattro concerti di giugno, riprenderà ad ottobre e accompagnerà la stagione teatrale.
La rassegna vuole offrire al pubblico perugino l’opportunità di conoscere e apprezzare le
progettualità del jazz umbro, prima ancora che migrino verso i palchi di tutta Italia.
L’Umbria è ricca di tradizione, di cultura musicale e di creatività: fioriscono ovunque validi
progetti con caratteristiche stilistiche diverse, dalla rivisitazione originale della tradizione
alla pura innovazione.
Qualcuno potrà dire che non c’è nulla di nuovo nel proporre il jazz a Perugia ma ciò che
caratterizza Umbri Pro Jazz è l’obiettivo di diventare una vetrina permanente, attiva tutto
l’anno, una rampa di lancio dedicata ai qualificati musicisti umbri che, attraverso le loro
proposte, dimostreranno di avere una sincera ricerca alle spalle e una forte volontà
comunicativa.
Il Jazz è innanzitutto un linguaggio universale, patrimonio dell’Umanità, come sancito
dall’Unesco e intrinsecamente è un comunicare sincero: “ I musicisti jazz improvvisano sotto l’inesorabile pressione del tempo, perciò quello che hanno dentro esce puro. E’ come quando devi rispondere subito ad una domanda, senza avere il tempo di accampare una bugia credibile. Il primo pensiero è di solito la verità” (Wynton Marsalis).
Le caratteristiche del Teatro Franco Bicini sono perfette per garantire al pubblico la giusta
qualità dell’ascolto, per creare la giusta empatia, quella magia della musica che consente
di condividere le emozioni.
Questa iniziativa culturale, completamente autogestita e autofinanziata, nasce dalla
volontà e dalla sinergia di Mariella Chiarinie Diego Ruvidotti i quali, in sintonia con lo
spirito dinamico di Franco Bicini a cui il Teatro è dedicato, non rinunciano a credere nello
sviluppo della Cultura, della Ricerca, della Sensibilità artistica, della Curiosità, della
Partecipazione.
Programma rassegna:
Giovedì 4 giugnoDREAM MACHINE 4.et
“E’ tardi, saranno le dodici e mezzo o l’una di notte. La scena si svolge in qualche posto al mondo dove la gente swinga fino al mattino. Il locale ha un palco,alle pareti sono appese foto di jazzisti che hanno fatto la storia. A volte è affollato, a volte no. A volte fatiscente, a volte elegante. Tu sali sul palco, stringi le mani a tutti. Annunciano un pezzo, magari “ Have You Met Miss Jones?”, e wow … ecco che vai! La gente comincia a sorridere e ad entrare in sintonia, gridando voci di approvazione per quello che si sta suonando. Certi musicisti sono allegri, altri tristi. Il barista fa portare dei drink sul palco. Benvenuto ad una jam session. Se la sezione ritmica funziona puoi startene lì a suonare, o solamente ad ascoltare, ubriaco di swing, finchè non sorge il sole”. (Come il jazz può cambiarti la vita – Wynton Marsalis )
Perugia si è trasformata in un’ enorme platea a cielo aperto, con swing in ogni angolo, note che si diffondono senza sosta per la città, locali storici, piccoli teatri, strade, piazze e ogni altro spazio occupato dalla musica. Dieci giorni e dieci notti di spettacolo continuo, Umbria Jazz 2014, è giunta al termine, un po’ di tristezza mi assale. La vitalità, la creatività, la sorpresa, la confusione di suoni, di gente…..la musica e specialmente le jam, mi mancheranno.
Pensate al jazz nel suo periodo d’oro, quando i locali notturni, da New York a Parigi, traboccavano di musicisti provenienti da ogni parte del mondo, ogni esibizione era uno spettacolo per gli occhi e per le orecchie, il pubblico partecipava attivamente ed era parte integrante della serata, chiamata “jam”. Durante tutta la kermesse perugina, si sono svolte nelle ore piccole, al termine degli impegni serali dei musicisti, in locali nascosti tra i caratteristici vicoletti del centro storico…come nella migliore tradizione del Jazz degli esordi: nella storia del Jazz sono rimaste celebri le jam-session tenute tra il 1941 e il 1942 alla “ Minton Playhouse” di New York, durante le quali è germinato lo stile bebop.
E siccome “ la vita è un po’ come il jazz: è meglio quando s’improvvisa “ (George Gershwin), …ho trascorso tutte le serate, fino all’alba, in “quei locali”, poco conosciuti per molti, ma non per tutti e fuori dalla programmazione del festival, dove a fianco ai mostri sacri del jazz nazionale ed internazionale, presenti in cartellone, artisti noti e virtuosi della musica jazz, erano pronti a far scattare la jam, il rito più importante per un jazzista.
Spettatrice e partecipe di un armonico, fluido e coerente processo creativo, un concerto ogni volta diverso, nuovo ed unico e ogni volta straordinario, un intreccio che continuamente cambia forma, si modula, si plasma sull’improvvisazione dell’uno e dell’altro artista, un coinvolgente scambio tra menti libere.
Quello che accade durante una jam: non è immaginabile, il “solo”, l’improvvisazione di ogni singolo artista, è una storia imprevedibile che suscita energia palpabile, quindi “ il bello” è prestare la massima attenzione a tutto quello che ha da dirci e… se ci è piaciuto ciò che ci ha raccontato, applaudire con entusiasmo!
“L’assolo jazz ha dato ad un gran numero di musicisti l’opportunità di apporre il loro marchio creativo nella storia della musica “ ( Wynton Marsalis )
Passato, presente e futuro viaggiano nel jazz in una continua e perenne jam-session…” il musicista sceglie un brano “standard” (passato), lo interpreta e lo sviluppa nell’improvvisazione (presente), creando qualcosa di nuovo (futuro).
Questi spettacoli “underground”, organizzati da mecenati del jazz come Fabio Giacchetta, hanno visto partecipare artisti di calibro che dopo il loro spettacolo “ufficiale”, hanno interagito generosamente con altri musicisti, a strettissimo contatto con il pubblico …facendo respirare l’atmosfera dei tempi delle jam storiche.
Ed ora che umbria Jazz è giunta al termine?
Niente paura, la kermesse è finita ma il jazz continua…in quei club che coraggiosamente portano avanti la programmazione live di livello durante tutto l’anno, come per esempio il “ Ricomincio da Tre Music Club” a Perugia… perchè come dice Wynton Marsalis…
“In generale il jazz è sempre stato simile al tipo d’uomo con il quale non vorresti che tua figlia uscisse”, con queste parole Duke Ellington definiva il jazz.
Si, il jazz non è una relazione prevedibile, è coinvolgente, passione che genera e alimenta passione “…è feeling” , è il luogo dove nulla è misurabile con le parole, va vissuto, respirato, cercato, partecipato, è interrelazione, connessione.
Il successo di una serata live si misura dall’interplay di energia e calore, concerti come quello di ieri sera: “Blue & Groove”, ti fanno portare a casa un bagaglio di emozioni e una sensazione di appagamento …musicisti di altissimo livello che con generosità hanno donato la propria arte, catturando e potenziando l’energia del pubblico, generandone sempre di nuova … nella città che ospita Umbria Jazz, in un “covo di musicisti e appassionati”, la magia si amplifica, il groove diventa vivo, …quel “sentire” che solo il buon jazz sa dare.
Il mio must è…”live life”…vivi dal vivo…e quindi …GOOD LIFEa tutti !
Grazie per lo splendido concerto al leader del gruppo Diego Ruvidotti (tromba) e ai magnifici pezzi che ha composto, ad Angelo Lazzeri (chitarra), a Daniele Mencarelli (basso elettrico) e a Bernardo Guerra (batteria) e grazie a Fabio Giacchetta (Ricomincio da Tre Music Club) , autentico mecenate della musica live.
Cris
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