Audrey Hepburn molto più di un’icona…

Gli anni ’60, come avrete letto nel post precedente, hanno rappresentato il decennio caratterizzato dal più importante cambiamento generazionale di tutto il ‘900.

Si afferma un nuovo modello femminile in netto contrasto con quello del periodo precedente fatto di corpi morbidi e formosi, bionde e appariscenti capigliature tipiche delle dive a cavallo tra gli anni ’50 e ’60.

Ma prima di tuffarci negli anni della rivoluzione attraverso le donne che lo hanno rappresentato nella moda, voglio presentarvi quella che, è stata l’antesignana del nuovo modello estetico che si farà strada negli anni ’60: l’icona delle icone Audrey Hepburn, con il suo fisico androgino, la grazia da ballerina, i capelli scuri, gli occhioni intensi accentuati da folte sopracciglia, il fascino sofisticato, minimalista e naturale ma ancora bon-ton.

Con grazia e delicatezza, la diva ha però contribuito alla consacrazione della nuova identità femminile che già fermentava ad inizio decennio.

I cambiamenti e le rivoluzioni prima di scoppiare e deflagrare hanno bisogno di una scintilla, una fiammella che faccia strada che segni la via.

Nel film “A colazione da Tiffany” del 1961 la Hepburn interpreta Holly, una donna delicata e graziosa ma consapevole e autodeterminata che vive da sola, ha lasciato il marito, è sessualmente libera e alla costante ricerca della sua identità, che non si realizza unicamente attraverso l’amore di un uomo. Per quegli anni e specialmente per il cinema del tempo, tutto ciò si può considerare una vera rivoluzione sociale. All’esile Audrey Hepburn va sicuramente il merito di essersi fatta portavoce di un nuovo modo di essere femminile e di una nuova identità di genere che poi si estremizzerà con vigore ed eccessi negli anni successivi. Audrey rese accettabili, anzi molto di più, con la sua grazia rese attraenti i nuovi modelli femminili.

Una rivoluzione del tutto involontaria, per lo scrittore Truman Capote che avrebbe preferito la capricciosa e svampita Marilyn Monroe nei panni di Holly.

Ma alla fine, la diva, lo scrittore e il film crearono una donna moderna, in linea con i cambiamenti sociali, di moda e costume.

Grazie anche allo stilista Hubert Givenchy di cui Audrey Hepburn era dichiaratamente la musa, si sdoganò il nero come manifestazione di eleganza e praticità, colore che fino ad allora aveva sempre avuto una connotazione negativa. Infatti simbolo del film fu anche l’ormai mitico “tubino nero”, tuttora capo immancabile in ogni armadio femminile, passepartout per ogni occasione.

Ma la Hepburn non è stata solo una grande e umile professionista ma una donna dalla grazia naturale, specchio di una grazia interiore, che ha dedicato la vita al prossimo come ambasciatrice dell’unicef, più che un’icona è un modello del femminile che non passerà mai di moda.

Il cambiamento era nell’aria…seguitemi e scoprirete la diva del 1962.

Cris…VeryCris

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