Scopri la magia dell’autunno a Ibaraki: i campi di Kochia all’Hitachi Seaside Park. Un viaggio tra i colori cangianti dei cespugli cremisi che trasformano l’autunno giapponese in un mare di bellezza e spiritualità.

Quando pensiamo alla bellezza delle stagioni giapponesi, la prima immagine che affiora alla mente è quella dell’ Hanami, la contemplazione dei ciliegi in fiore. I loro petali rosa e impalpabili sono diventati un simbolo universale di poesia, rinascita e fragilità. Eppure, chi ha avuto la fortuna di scoprire il Giappone in autunno sa che c’è un altro spettacolo naturale altrettanto emozionante, capace di stregare i sensi e restare inciso nella memoria: i campi di Kochia cremisi dell’Hitachi Seaside Park, nella prefettura di Ibaraki.
Ogni anno, quando l’estate lascia spazio alle prime brezze fresche e l’aria si fa più limpida, il parco si trasforma in un mare ondeggiante di rosso brillante. Uno scenario che conquista lo sguardo e l’anima, regalando quella sensazione di benessere profondo che solo la bellezza naturale sa offrire.

Stupirsi per le piccole cose

In Giappone, la contemplazione del fogliame autunnale è una tradizione antica: il Momijigari, la “caccia alle foglie rosse”, non è solo un’attività ricreativa, ma anche un modo per entrare in contatto con la natura e apprezzare la vita; un concetto profondamente radicato nella cultura giapponese chiamato “Mono no aware” (物の哀, lett. compassione delle cose). Si tratta di una meraviglia nostalgica, quella sorta di malinconia positiva che ci strizza il cuore quando realizziamo di essere immersi in un momento irripetibile della nostra vita, qualcosa che non ricapiterà di cui dobbiamo essere grati. Se i Sakura “osservazione dei fiori” ci parlano di delicatezza e rinascita, le Kochia e gli aceri giapponesi ci raccontano invece la bellezza della trasformazione, la poesia dei cicli naturali e l’arte di lasciar andare.

L’esperienza del nostro foliage e quella del Momijigari, sono profondamente affini per contenuto, ma diverse per radice culturale, sensibilità estetica e modalità di fruizione. Entrambe condividono la contemplazione della natura autunnale, ma mentre il primo celebra la meraviglia cromatica del paesaggio, il secondo ne fa un rito estetico e spirituale sulla bellezza effimera del tempo che passa. In sintesi nel foliage, la natura è spettacolo; nel Momijigari, la natura è risonanza interiore.

“Onde di fuoco: la poesia delle Kochia all’Hitachi Seaside Park”

All’Hitachi Seaside Park, questo rito assume proporzioni quasi oniriche. Situato nella città di Hitachinaka, il parco è una distesa di sentieri, prati e colline che ogni stagione si rinnova con nuove fioriture. In primavera attira migliaia di visitatori grazie ai suoi campi di nemophila blu, che ricoprono il terreno come un cielo capovolto. Ma in autunno, quando i cespugli di Kochia raggiungono la loro piena maturità, lo scenario diventa ancora più sorprendente: onde cremisi si rincorrono sotto il cielo terso, e il contrasto con il blu dell’orizzonte crea un paesaggio da cartolina.

30.000 cespugli di kochia creano onde color cremisi che sembrano un mare in fiamme. Con l’avanzare di ottobre, il cremisi si fa più intenso, fino a trasformarsi quasi in porpora. Poi, verso la fine della stagione, il rosso lascia spazio a un giallo dorato, come se la pianta volesse salutare con dolcezza prima di sparire. Questo continuo mutamento è parte del suo fascino: un messaggio che sembra ricordarci quanto sia prezioso vivere in sintonia con la natura e accettare i cambiamenti come parte della bellezza della vita.

Non solo bellezza: i doni della Kochia

La kochia, fa parte della famiglia dei cipressi, è una pianta annuale, cioè la cui vita dura solo un anno, originaria del continente eurasiatico. La Kochia non è solo bellezza da ammirare: in passato i suoi rami essiccati venivano usati per fabbricare scope, tanto che il suo nome giapponese, Hoki-gusa, significa proprio “erba di scopa”. I suoi semi, chiamati “Tonburi”, sono da secoli una prelibatezza gastronomica nella prefettura di Akita: per la loro forma e consistenza ricordano il caviale e non a caso sono stati ribattezzati “caviale di campagna”. Ancora oggi vengono utilizzati come guarnizione per piatti tipici, unendo il piacere del palato alla tradizione.

Significato filosofico-spirituale della Kochia

Il fatto che la Kochia sia una pianta annuale, che cresce rigogliosa, si colora di rosso in autunno e poi muore, rappresenta perfettamente il concetto buddhista e giapponese di mujō, l’impermanenza di tutte le cose. Ogni anno, la Kochia scompare per rinascere da nuovi semi: un ciclo che richiama la trasformazione continua dell’esistenza. In questo senso, non è una “fine” ma un “ritorno”, un rinnovarsi nella forma e nello spirito.

 “Nulla resta identico, eppure tutto ritorna.”

Quando la Kochia secca e rilascia i semi, non “finisce”: lascia un segno, una memoria. I semi della Kochia, che danno vita a una nuova pianta l’anno seguente, simboleggiano la trasmissione della vita, la memoria e la rigenerazione. Nella visione giapponese, questo non è solo un processo biologico ma anche spirituale: la Kochia “lascia un’eredità” che permette alla vita di proseguire in una nuova forma.

È una metafora della resilienza e della capacità di rinascere anche dopo la dissoluzione, quella bellezza che esiste proprio perché è destinata a svanire.

Originariamente usata come “erba per fare scope” (Hokigusa), la Kochia è anche simbolo di umiltà e servizio silenzioso. Nella sua natura semplice, quotidiana, si ritrova la bellezza discreta del Wabi-sabi: la nobiltà del modesto, la grazia delle cose effimere e imperfette. Un’estetica che contrasta la ricerca occidentale della perfezione: non celebra ciò che è nuovo o impeccabile, ma ciò che vive, muta, si consuma e continua a esistere nella sua trasformazione.

Coltivare la bellezza: la Kochia nel proprio giardino

Il fascino della Kochia non si limita dunque alla sua bellezza stagionale: questa pianta racchiude in sé un legame profondo con la vita quotidiana e con la cultura giapponese. Coltivarla, curarla e ammirarla significa portare avanti un dialogo silenzioso con la natura, accettandone i doni e i cicli. Non è un caso che molti giardinieri, in Giappone ma anche altrove, abbiano iniziato a piantarla nei propri giardini. È resistente, richiede poche cure e ama il sole, richiede un terreno ben drenato e, una volta cresciuta, è resistente alla siccità. Basta seminarla dopo l’ultima gelata primaverile e attendere; cresce rapidamente e in pochi mesi regala quello spettacolo di colori che sa trasformare anche lo spazio più anonimo in un piccolo paesaggio incantato dai riflessi cangianti.

Cris…VeryCris

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