La prima grande mostra dal titolo Fashioning Masculinities:The Art of Menswear – che il prestigioso museo Victoria & Albert dedica all’arte e alla creatività dell’abbigliamento maschile, celebra il potere, l’artisticità e la diversità. Dai dipinti rinascimentali agli abiti di JW Anderson dimostra che il genere è sempre stato un costrutto. Con abiti indossati da artisti del calibro di Timothée Chalamet e Sam Smith, David Bowie e Marlene Dietrich, la mostra sfida e amplia la definizione stessa di menswear.
Il Victoria and Albert Museum è una delle sei massime autorità mondiali nel campo della moda sia per le sue collezioni che per le sue mostre di design e arti performative.
Collezioni uniche nel suo genere che coprono 5000 anni di creatività umana. Fondato nel 1852 per rendere l’arte accessibile a tutti e con lo scopo di sostenere l’industria creativa, ispirare le future generazioni e stimolare l’immaginazione, è anche il luogo di ispirazione per designer e creativi internazionali. Dal 2019 l’irlandese Jonathan Anderson, uno dei fashion designers più amati della sua generazione, nonché direttore creativo della spagnola Loewe e del suo omonimo brand, è entrato a far parte del consiglio di amministrazione del rinomato museo.
Fashioning Masculinities: The Art of Menswear , non è solo la più grande mostra di moda maschile nella storia del V&A, è’ anche una delle più grandi mai incentrate sul rapporto tra arte e abbigliamento.
Sponsorizzata da Gucci è caratterizzata da oltre 100 capi di moda e oltre 100 opere d’arte. Sebbene lo spettacolo eviti un approccio cronologico, spazia da pezzi del 1560 ad abiti recenti di designer contemporanei come Thom Browne o Craig Green.
Attraverso il prisma degli abiti emergono connessioni tra personaggi storici e contemporanei.
Rose ricamate e stampate sbocciano su un completo verde pastello indossato con un papillon rosa cipria, un outfit Gucci, abbinato per la prima volta ad un gilet francese del 18°secolo. Realizzato in broccato di seta verde smeraldo e interamente ricamato di fiori, l’opulento capo storico condivide con il vicino alcune sconcertanti somiglianze. Un doppio dialogo che conferma, se mai ne avessimo dubitato, che la moda è un eterno ricominciare.
Immortalato su tela dal pittore inglese del XVIII secolo Joshua Reynolds, il mantello in taffetà rosa indossato da Charles Coote, primo conte di Bellamont, in un ritratto del 1774; richiama quello disegnato da Randi Rahm, con la sua fodera in raso fucsia, indossato nel 2019 dall’attore Billy Facchino. Nonostante i due secoli e mezzo che li separano, il loro abbinamento fa emergere nuove letture (foto di copertina).
Un look di Dolce & Gabbana dell’autunno inverno 2012 mostra l’interpretazione degli stilisti di una tradizionale mantella siciliana, impreziosita da ricami in filigrana d’oro; il modello richiama non vagamente la mantella indossata dal quindicenne Alessandro Farnese, figlio del duca di Parma in un dipinto del 1560 della pittrice italiana del tardo rinascimento Sofonisba Anguissola.
Articolata attorno a queste risonanze e trasformazioni, la mostra esplora le rivoluzioni della mascolinità a partire dal Rinascimento; mettendo in evidenza le icone che hanno plasmato la moda maschile in Occidente.
Emblematico l’abbinamento tra il ritratto in uniforme navale del Capitano Gilbert Heathcote, eroe delle guerre napoleoniche, catturato da William Owen in un dipinto datato 1801, con la fotografia dell’artista Omar Victor Diop (Dakar 1980), protagonista nel panorama mondiale dell’arte contemporanea .
Oppure il ritratto del 1923 del politico e socialité britannico Philip Sassoon, di John Singer Sargent, associato al musicista Sam Smith, fotografato nel 2020 che indossa una camicia con cravatta di Hermès, blazer di lana nera e pantaloni gessati di Random Identities.
Organizzata in tre sezioni – “Underdressed”, “Overdressed” e “Redressed” – la mostra Fashioning Masculinities svela la costruzione della mascolinità sia attraverso l’addizione che la sottrazione di capi.
Undressed esplora il corpo e l’intimo maschile e osserva come gli ideali europei classici di mascolinità sono stati perpetuati e sfidati. Calchi in gesso dell’Apollo Belvedere e dell’Ermete Farnese sono giustapposti a stampe e fotografie di David Hockney, Lionel Wendt, Zanele Muholi, così come come campagne pubblicitarie per Calvin Klein ed Emporio Armani. Questa sezione della mostra si conclude con la scultura Age of Bronze di Auguste Rodin e Tiresias, performance di Cassils, in cui l’artista scioglie un torso neoclassico scolpito nel ghiaccio con il calore corporeo.
La seconda galleria, Overdressed, indaga il guardaroba maschile d’élite.
Questa sezione esplora anche il significato storico e il valore contemporaneo del rosa. Personaggi aristocratici nei dipinti ad olio di Joshua Reynolds e Jean-Baptiste Perronneau sono esposti insieme a completi rosa di Harris Reed e Grace Wales Bonner; oppure un completo personalizzato di Randi Rahm indossato da Billy Porter ai Golden Globes nel 2019. Da Alessandro Michele per Gucci e Kim Jones per Fendi a Rahemur Rahman, Ahluwalia e Orange Culture, Overdressed mostra un arcobaleno pieno di outfit maschili.
La terza galleria, Redressed, si concentra sull’uniforme urbana.
Parte da Beau Brummell, rappresentante del dandismo tra il 1700 e il 1800, fino alle passerelle contemporanee; passando per la sartoria country inglese e l’abbigliamento civile influenzato dalle divise militari. Nel XX secolo gli uomini e le donne che si appropriano degli abiti maschili, hanno definito i loro stili attraverso la sartoria e gli stilisti hanno fornito nuove interpretazioni del capo iconico maschile. Da Tom Ford per Gucci, Hedi Slimane per Dior a Donatella Versace Muccia Prada, Alexander McQueen e Raf Simons.
Il fascino della moda per il corpo ha visto supportare il cambiamento degli ideali maschili.
La manifestazione dominante della mascolinità nel corso della storia si è basata spesso sulla forza, sul potere e sul pragmatismo; ma è stata anche accompagnata da una contro-tendenza, espressione di romanticismo, bellezza e vulnerabilità. Così come la presenza di sottoculture, come mezzo di resistenza politica hanno dissolto le convenzioni. Questa mostra evidenzia in modo esplicito come la costante rilettura dei confini di genere era già centrale nella moda storica. La mostra instilla un senso di libertà creativa e dibattito rispetto alla moda maschile, slegandola dalla convenzionalità; attraverso la molteplicità di definizioni parla della mascolinità nella storia, nella moda e quindi nella società.
Fashioning Masculinities: The Art of Menswear, la mostra in collaborazione con Gucci, è al Victoria and Albert Museum di Londra; dal 19 marzo al 6 novembre 2022.
Cris … VeryCris
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