La moda è una pratica sociale e culturale, è un mondo complesso e affascinante che va ben oltre l’estetica; l’esperienza dell’indossare è un atto profondamente personale, influenzato dalle emozioni, dai ricordi e dall’immaginazione, è un atto sensoriale di auto-creazione. Quando pensiamo alla moda ci concentriamo prevalentemente sull’aspetto visivo ed estetico degli abiti: i colori, i tagli, le tendenze. Ma cosa accadrebbe se ampliassimo questa prospettiva esplorando anche il tatto, l’olfatto, l’udito e persino il gusto? Questo approccio aptico – che potremmo definire moda sensoriale – sposta il focus dal puro apparire al piacere di “percepire” i nostri abiti, rendendoli parte di un’esperienza intima.
L’intersezione tra intelligenza artificiale e moda sta ridefinendo il paesaggio creativo e commerciale dell’industria, sollevando interrogativi cruciali sulla progettazione creativa, previsione delle tendenze e sostenibilità.
L’abbigliamento contemporaneo ha un ruolo che va ben oltre la mera funzione di coprire il corpo. È un medium di espressione che riflette non solo il carattere di un individuo, ma anche il suo modo di essere. Ogni dettaglio, dall’abito scelto alla sua modalità di essere indossato, comunica un messaggio profondo sulla personalità di chi lo porta. Tutto ciò è intrinsecamente legato a una molteplicità di fattori spesso reciprocamente influenzati tra loro, tra cui cultura, tendenze decorative, status sociale e criteri di valore personali, sociali e comunicativi.
Salvador Dalì non era estraneo al mondo della moda. Dalla creazione di copertine surrealiste per la rivista Vogue, alla sua amicizia e collaborazione creativa con la couturier italiana Elsa Schiaparelli. Per Dalì gli abiti rappresentavano solo un altro pennello che usava per dipingere il suo personaggio bizzarro, considerato emblematico per la maggior parte dei creativi di tutto il mondo.
Pierre Cardin ci ha lasciato…una bellissima eredità.
Anni prima della missione Apollo 11 e ben prima dell’uscita di “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick , lo stilista Pierre Cardin, che nel 1950 fondò la sua etichetta omonima a Parigi, immaginava attivamente la vita sulla frontiera galattica. La sua moda dal mood stravagante ha dato contorni allo spirito culturale visivo e stilistico dell’era spaziale.
“Il mio capo preferito è quello che invento per una vita che ancora non esiste”, ha detto spesso, “il mondo di domani”.
Cardin ha reinventato la minigonna con silhouette geometriche affilate come rasoi, ornamenti grandi come gioielli, grandi cerniere e ritagli. Ha realizzato tute, merletti e tute di maglieria per qualsiasi genere. Materiali sintetici innovativi come acrilico, vinile, paillettes, lurex e metalli scintillanti spesso erano presenti nei suoi progetti. Ha lavorato con un materiale chiamato Dynel, un tessuto che poteva essere modellato a caldo in pieghe complesse, commercializzandone una versione con il nome Cardine. Progettista di completi, ha immaginato elmetti di vetro a cupola e cappelli architettonici in un colore a blocchi di colore. Ha prodotto abiti ultraterreni e ha catturato l’immaginazione del pubblico per un giorno in cui i viaggi nello spazio potrebbero essere all’ordine del giorno.
Pierre Cardin
Dall’abito a bolle al costume Mao, dalla moda cosmonauta alla moda unisex, all’abito modellato in fibre sintetiche. Pierre Cardin mostra un feroce appetito per la sperimentazione. Le sue forme costruiscono sagome geometriche basate su cerchi e triangoli; il loro volume scultoreo richiede che il corpo si adatti ad esso. Pioniere, Pierre Cardin ha portato l’arte di vivere giapponese a Parigi e l’ha portata in vita nelle sue collezioni. Un viaggio nei dintorni del 1960 in Giappone sarà decisivo per questo incontro con la cultura giapponese. Lì incontra Hiroko Matsumoto, una modella giapponese che lo accompagna a Parigi e diventerà la sua amante. Nella sua casa di moda, Mademoiselle Hiroko è stata la sua musa e la sua musa ispiratrice per quasi dieci anni.
L’innovazione era il suo mantra…
Pierre Cardin grazie per averci trasmesso il tuo immaginario !
Azzeline Alaïa, stilista francese di origine tunisina, minuscolo come lo spiritello della lampada di Aladino è annoverato tra i
“ Grandi” che hanno fatto la storia della moda.
Approdato a Parigi nel 1957 come apprendista scultore, è diventato negli anni ’80, un grande della moda e pur restando un infaticabile artigiano ha lasciato un segno inconfondibile.
Dalla passione per la scultura gli deriva il senso tridimensionale dell’abito che molto spesso esalta la schiena e il fondoschiena che considerava il centro della seduzione femminile.
Da abile artigiano, era noto per la progettazione direttamente sul corpo o sul manichino piuttosto che sul tavolo da disegno.
ll lavoro quotidiano di taglio e cucito, le lunghe sedute di prova con le prime esigentissime clienti, e muse da Cécile de Rothschild, Greta Garbo la poetessa Louise de Villemorin, lo introducono alla perfezione e alla sicurezza del mestiere.
Nel ’65 Alaïa apre il suo primo atelier che diventa meta di un pellegrinaggio cosmopolita sull’onda del passaparola più sofisticato.
Nel corso degli anni avvicina e conquista una clientela giovane e all’avanguardia con innovativi abiti fascianti di maglia, di pelle nera, giacche modellate dalle cinture lampo e guanti in cuoio borchiato e traforato.
Nell’80 presenta la sua prima collezione, nell’82 la sfilata a New York gli apre le porte dell’America e del successo internazionale, ma malgrado la crescente notorietà, lo stilista franco-tunisino ha preferito rimanere appartato dal sistema della moda, dal mercato finanziario e dallo show business. Nel ’93 sceglie di rinunciare alle sfilate di presentazione delle collezioni, rifiutando che il suo mestiere fosse governato da scadenze industriali come la settimana della moda di Parigi. Ritornò solo due volte da allora: una volta a luglio 2011 e l’ultima volta a luglio 2017, quasi come a salutare.
Rimase sempre fedele a se stesso, tagliando il tessuto e costruendo l’abito con ago e filo, la sua abilità artigianale era leggendaria.
I modelli di Alaïa non sono mai stati visti come abiti che potessero andare fuori moda. Fino alla sua ultima collezione, la sua comprensione del design e dell’artigianato hanno reso ogni creazione un cimelio, un’opera unica.
Scrive Vogue: “Chiunque abbia mai comprato un pezzo vintage di Alaïa saprà che è immune dal sembrare mai vecchio. Pochi altri brand rimangono importanti oggi come lo erano tre decenni fa.”
Tra i suoi contributi alla moda voglio anche sottolineare la creazione delle super modelle.
Sebbene sia spesso attribuito a Gianni Versace il merito di aver inventato la top model, Alaïa fu il primo. È stato in una delle sue intime ed esclusive sfilate a metà degli anni ’80 che il concetto è nato.
Fu definito anche rivoluzionario, perché lanciò le modelle di colore come Bethann Hardison, Veronica Webb e Naomi Campbell quando ancora nessuno lo stava facendo, modelle che per lui hanno significato tanto quanto gli abiti che ha fatto sfilare.
La top model Stephanie Seymour ha dichiarato: “Il contributo di Azzeline all’industria della moda è enormemente ampio, per dirla semplicemente, ha compreso sia l’anima che l’anatomia delle donne di tutto il mondo.”
Grazie a Claudia Giordano per l’articolo-intervista sul suo Blog.
Le sono molto grata per le interessanti domande che mi hanno dato la possibilità di raccontarmi.
Siete curiose?
Cliccate qui sotto !!
Lo charme del caldo e morbido abbraccio che solo la lana può regalare, è un irrinunciabile piacere, se poi è cool e fa tendenza diventa impossibile farne a meno.
La regola è esagerare. No alle vie di mezzo, infatti l’interpretazione più trendy di questa tendenza è quella dei volumi esagerati, leggeri e morbidi che donano un effetto unico. Il filato Piuma di DHG , pregiato, leggero e soffice è ideale per queste mood e mi ha ispirato.
La maxi sciarpa è di moda, un grande classico che non è mai stato più cool di così.
Torna a sovrapporsi a maglioni caldi, abiti eleganti, completi formali, perfetta con cappotti, abiti da sera e camicie, è la compagnia ideale che arricchisce con semplicità ogni look.
E se sciarpa deve essere, che sia veramente oversize, lavorata a ferri con il filato Piuma, che la rende pregiata, leggera, morbidissima e avvolgente, perché maxi non deve voler dire pesante.
Ho creato per Voi una sciarpa-pettorina originale, rivisitata e reinterpretata secondo le ultime tendenze, di effetto ma di semplice e veloce da realizzare…
I have always loved to knit. My grandma taught me how, and getting back into it it has been like riding a bike: I have never stopped ever since!For me, it’s been an immense pleasure to see how in the past few years hand knitting has become chic and how hand-made has become a signature style. Then I happily happened upon DHG and Merino wool… oh, the warm, soft embrace which only wool can offer is a pleasure that cannot be denied! If it is also cool and trendy, then it’s simply impossible to do without it.
…seguite le semplici istruzioni e i video tutorial: FILATO PIUMA E VOLUMI ESAGERATI: LA MAXI SCIARPA DI VERYCRIS PLUME YARN AND OVER-THE-TOP VOLUME: VERYCRIS’S MAXI-SCARF
a prestissimo con la prossima proposta…seguitemi. Cris (VeryCris)
Questo sito usa cookie di terze parti per garantire un migliore esperienza di navigazione. Cliccando su "OK!" accetti l'utilizzo dei cookie. Per maggiori informazioni leggi la privacy policy.